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Riapertura Lombardia: perché Fontana deve avere l'ok dal Governo

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Riapertura in Lombardia, chi decide veramente? Perché Fontana deve avere l'ok dal Governo per le '4 D'.

Chi decide la riapertura in Lombardia, a seguito dell’emergenza coronavirus? Non è di certo il presidente della Regione lombarda, Attilio Fontana. O meglio, può richiedere l’ok dal Governo ma senza l’assenso del team di Conte non può dare il via libera e mettere in atto il suo piano di programmazione. La richiesta di Regione Lombardia – resa nota nella serata di mercoledì 15 aprile – al governo di ‘riaprire le attività produttive dal 4 maggio’ seguendo la rotta delle ‘Quattro D’ (distanza, dispositivi, diagnosi e digitalizzazione) diventa l’ultimo capitolo di uno scontro politico senza fine tra governo centrale e Regione Lombardia. “L’uscita dal lockdown deve avvenire, ma avvenga dentro tempi e regole nazionali da individuare in fretta senza furbizie. Ciò che accade a una Regione condiziona pesantemente ciò che accade su tutto il resto del Paese. Errare è umano, perseverare è diabolico”, incalza il segretario Pd Nicola Zingaretti.

Riapertura Lombardia: mossa politica?

La riapertura della Lombardia, del resto, dovrà tenere conto di una serie di passaggi niente affatto scontati. Nel trasporto pubblico, per esempio con una rete ferroviaria regionale tra le più estese e trafficate. A far storcere il naso sul piano di programmazione realizzato per la riapertura della Lombardia sono certamente le tempistiche. Anche perché la richiesta arriva da una Regione, guidata da Fontana, che solo a inizio mese scorso – con un vero e proprio focolaio ad Alzano e Nembro – ha deciso di non eseguire la chiusura poiché necessitava dell’ok del Governo. Eppure, la musica sembra essere cambiata nelle ultime settimane: sabato l’ordinanza emessa da Attilio Fontana nella quale imponeva misure più stringenti di quelle previste dal governo, come il no alla riapertura delle librerie.

Ed è vero che tra il 14 e il 15 aprile la Regione è stata travolta dall’inchiesta sulle Rsa, con il blitz dei finanzieri anche al Pirellone. Tanto che la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, parla di ‘mossa politica’: “Visto che dal primo giorno è stato tutto un disattendere e contraddire il governo, dobbiamo interrogarci se non sia una ragione politica quella che porta la Lombardia a prendere le distanze dal lockdown”. Critiche pesanti, nei confronti di Attilio Fontana e del suo programma ‘4 D’, anche dal sindaco di Milano, Beppe Sala. “La ripartenza il 4 maggio in Lombardia l’ha decisa la Regione o Salvini? – ha chiesto in un appello Facebook – Stanno passando dal terrore sul numero dei contagi di due giorni fa al liberi tutti. Un po’ più di equilibrio non guasterebbe”. Anche perché è stato proprio Matteo Salvini a plaudire l’iniziativa di Regione Lombardia: “Chiedere la riapertura da parte della Lombardia è un grande segnale di concretezza e di speranza, spero che il governo ne tenga conto”.

Il dietrofront di Fontana

Eppure, nella giornata di giovedì 16 aprile – a testimonianza del fatto che la riapertura della Lombardia debba avvenire solo dopo l’ok del Governo – è stato lo stesso Fontana a fare dietrofront. Rispondendo al viceministro del Mise, Stefano Buffagni, che aveva ricordato come la Regione Lombardia sia stata fortemente restrittiva negli ultimi giorni, il numero uno della Lombardia ha puntualizzato: “Le attività produttive sono di esclusiva competenza del governo centrale”. Fontana ha detto di essere stato male interpretato: “Noi parliamo di una graduale ripresa delle attività ordinarie che sarà concordata con il governo. Credo che sia giusto anche iniziare a pensare come ci si dovrà attrezzare per convivere con questo virus. Non possiamo rimanere chiusi come in questo periodo”.

E su Facebook, sempre il governatore della Lombardia, tuona: “Per giorni ci hanno raccontato, anche dal governo, che la Lombardia doveva fare di più e da sola. Ora, dopo che la Regione ha lanciato una proposta per riaprire le attività con attenzione e buonsenso, da Roma parlano addirittura di fughe in avanti”. Conclude il suo sfogo affermando che Regione Lombardia non insegue le polemiche: “Ma badiamo alla sostanza: molti altri Paesi europei sono già ripartiti, è necessario ragionare subito del nostro futuro”. Però, dpcm alla mano, tutte queste attività sono di competenza del governo centrale con le decisioni del 10 aprile. Eccetto, invece, per la circoscrizione di aree denominate ‘zone rosse’: in quel caso, per motivi di igiene e salute, la Regione può intervenire senza aspettare l’ok dal Governo.