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Scontro tra governo e Regioni sulla fase 2, Conte: "Chi sbaglia paga"

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Tra governo e Regioni è scontro sulla fase 2: mentre alcuni governatori tentano il balzo in avanti, altri minacciano la chiusura.

La fase 2 ha accesso un ulteriore scontro tra il governo e le Regioni: in particolare, molti governatori sono rimasti delusi dalle poche riaperture previste nel nuovo Dpcm e annunciate nella conferenza del 26 aprile. Ma quello che potrebbe aver frenato l’esecutivo di fronte a una “cauta riapertura” potrebbe essere il documento del comitato tecnico scinetifico, che rifletteva sui settori a rischio e sulle ricadute a livello epidemiologico. Quello che Conte intende sottolineare è che occorre andare avanti uniti e non ogni Regione per sé: “Chi sbaglia paga”, ha avvertito il premier.

Scontro governo-Regioni sulla fase 2

Il premier Conte di fronte allo scontro con le Regioni e alla delusione degli italiani per la fase 2 assicura: “Abbiamo fatto tutto il possibile per dare e cercare ascolto e avere collaborazione, tant’è che abbiamo scritto il Dpcm dopo un incontro con loro (governatori ndr.)”. Tuttavia, quello che non è piaciuto alle Regioni è stata la mancanza di coraggio nella riapertura delle attività produttive e nell’allentamento delle misure restrittive per i cittadini.

Ma il comitato tecnico scientifico aveva aperto il report spiegando che “alla giornata odierna persistono nuovi casi di infezione in tutto il contesto nazionale che stanno ad indicare la necessità di mantenere elevata l’attenzione“.

Palazzo Chigi rivela che “siamo di fronte a scelte responsabili” e che “chi apre alcune attività senza la copertura del Dpcm, se ne assumerà la responsabilità di fronte ai cittadini. E non sarà una responsabilità solo sanitaria, ma anche penale, civile ed economica”. Il comitato scientifico invita a una sperimentazione di 14 giorni sulla base della quale decidere se attuare un lockdown di ritorno o proseguire con altre riaperture.

Il Ministero degli Affari regionali

Di fronte al balzo in avanti di alcuni governatori, inoltre, fonti autorevoli del governo rivelano che “in teoria quelle ordinanze sono impugnabili”. Dal ministero degli Affari regionali infatti chiariscono: “Le Regioni possono solo restringere le misure restrittive, non mitigarle, dunque non sono ammissibili le ordinanze che non rientrano nei parametri fissati dal Dpcm“. Ma un’impugnazione arriverebbe troppo tardi.

Dunque il Ministero prosegue spiegando come sia “folle che siano le Regioni del Nord, a maggior rischio di ritorno del contagio, ad affannarsi a dimostrare che sono le prime ad allentare la stretta con le ordinanze. Se l’avessero fatto la Basilicata o la Sardegna con qualche cautela l’avremmo capito, ma proprio quelle del Nord no. Ciò che fai oggi di sbagliato ne paghi le conseguenze tra un mese“.