Francesco Boccia, si rivolge alle Regioni riguardo alla gestione del Coronavirus in fase due. Dal 4 maggio 2020 è infatti prevista una graduale e parziale riapertura per alcune attività, con un minimo allentamento delle misure da parte del Governo. Il ministro degli Affari regionali però ha una proposta riguardo a questo e, in particolare, in merito a ciò che verrà concesso o meno dal 18 maggio.
Boccia: “Coerenza in fase due Coronavirus”
“Propongo un metodo: ordinanze regionali coerenti con il Dpcm”, dice il ministro durante una videoconferenza con i governatori. Per chi non dovesse aderire a tali regolamentazioni, è previsto l’invio di una diffida mezzo lettera con una scheda con indicate le parti incoerenti e la richiesta di loro rimozione. “Se non avviene sono costretto a ricorrere all’impugnativa al Tar o alla Consulta”, conclude.
Per quanto riguarda invece l’avvento di ulteriori riprese a partire dal 18 maggio 2020, Boccia introduce una misura molto particolare: “Scelte differenziate in base al numero di positivi, più contagi uguale più aperture e viceversa”, spiega. Andrea Marcucci, presidente dei senatori DEM, condivide l’idea del ministro e chiede al Governo di operare su tale linea, mentre i governatori di centrodestra vorrebbero più autonomia in fase due.
Le Regioni si portano avanti
Alcune realtà regionali si sono però già mosse con anticipo e già prima della metà di maggio hanno introdotto iniziative e ordinanze. In Sardegna Solinas ha proposto un “passaporto sanitario” per avere accesso all’isola, in Veneto ci si può spostare esclusivamente in solitaria su tutto il territorio regionale per raggiungere seconde case o imbarcazioni, anche fuori dal Comune di residenza.
Stessi provvedimenti anche per la Liguria, che ha autorizzato la formula di asporto dai ristoranti ben prima del Decreto nazionale. In Friuli-Venezia Giulia sono consentiti il take away di cibo e l’attività motoria anche oltre i 500 metri dal proprio domicilio.