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Fase 2, il capo della task force Colao: "Apertura a ondate, test per il sistema"

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Colao invita ad abbandonare un approccio univoco sulla fase 2 e a concentrarsi invece sui singoli casi: servono interventi tempestivi.

Se il premier Conte invita le Regioni a procedere insieme verso la fase 2, secondo Vittorio Colao – capo della task force – è impossibile predisporre le aperture in modo univoco. Le prossime settimane saranno decisive: dal 4 maggio entra nel vivo la fase 2 e migliaia di persone torneranno a prende i mezzi per raggiungere i luoghi di lavoro. Si tratta di un “test importante” – come lo ha definito Colao in un’intervista al Corriere -, che non può funzionare senza la collaborazione e la comunicazione con le istituzioni. Non appena si vede sorgere un focolaio, infatti, occorre agire in modo immediato.

Fase 2, Colao: “Test importante”

Il pericolo che i contagi tornino a salire è concreto – come ha ribadito anche il premier Conte -, ma non si può lasciare che il Paese affondi nel lockdown prolungato. Se dovessero sorgere focolai, però, il consiglio di Colao è evitare gli scambi Regioni-governo e istituire subito delle “zone rosse” per circoscrivere i nuovi contagi. A tale scopo risulteranno utili le soglie sentinella.

L’approccio dovrà essere microgeografico – ha proseguito Colao -: occorre intervenire il più in fretta possibile. Abbiamo indicato al governo un processo. L’importante è che le misure siano tempestive, nella speranza che non siano necessarie”.

Colao invita quindi ad abbandonare un approccio univoco e nazionale e a concentrarsi sui singoli casi: “Nel lungo termine non li si può gestire allo stesso modo – dice Colao – L’importante è che l’Italia si doti di un sistema per condividere e informazioni”.

Le tre condizioni per ripartire

La task force guidata da Colao ha indicato 3 punti per ripartire:

  1. Il controllo giornaliero dell’andamento dell’epidemia.
  2. La tenuta del sistema ospedaliero, non solo le terapie intensive, anche i posti letto Covid.
  3. La disponibilità di mascherine, gel e altri materiali di protezione.

Per quanto concerne, infine, l’app Immuni, utile per informare gli italiani sui rischi di contagio, è opportuni estendere il suo utilizzo a un’ampia fetta di popolazione. “Potrà servire se arriva in fretta – chiarisce il manager – e se la scarica la grande maggioranza degli italiani. È importante lanciarla entro la fine di maggio, se quest’estate l’avremo tutti o quasi, altrimenti servirà a poco”.