> > Coronavirus, Matteo Orfini: “Per ripartire serve un progetto, non soluzioni...

Coronavirus, Matteo Orfini: “Per ripartire serve un progetto, non soluzioni temporanee"

matteo orfini coronavirus

Il deputato dem Matteo Orfini lancia un appello a tutte le forze politiche per affrontare l'emergenza coronavirus: l'intervista a Notizie.it.

Più confronto in Parlamento e meno Faq, per valutare le aperture laddove possibile. Semplificazione per le imprese, ma anche assunzione di 10mila ispettori del lavoro per una ripartenza in sicurezza. E la necessità di trovare una mediazione nel governo, perché fare proposte non è “lesa maestà”. Il deputato del Pd ed ex presidente del partito, Matteo Orfini, parla a tutto campo in questa intervista a Notizie.it. Lanciando un invito: contro la crisi economica serve un progetto, non soluzioni estemporanee.

Coronavirus, intervista a Matteo Orfini

È iniziata la Fase due tra molte polemiche. Anche nella maggioranza, in particolare Italia Viva, c’è chi parla di scarso coinvolgimento del Parlamento nelle decisioni. C’è stato un eccesso di protagonismo del presidente del Consiglio Conte?

Nella fase di gestione dell’emergenza era giusto l’utilizzo dei Dpcm per stabilire le misure di contenimento dell’epidemia. Si trattava di una situazione in continuo evoluzione in base ai dati. Era inevitabile. Una cosa diversa è ora la ripartenza, la fase di convivenza con il virus. Occorre un progetto, non è una questione che cambia giorno dopo giorno.

E c’è un progetto convincente?

Bisogna discuterne in Parlamento, non può essere affidato alle Faq di un Ministero. Abbiamo bisogno di ascoltare le categorie e confrontarci. La ripartenza funziona se viene spiegata e fatta comprendere al Paese. Quindi bisogna amplificare gli strumenti di confronto, non ridurli. Serve il Parlamento, le audizioni nelle commissioni competenti.

Ha citato le Faq. Le restrizioni sugli spostamenti sono state spiegate attraverso delle Faq sul sito di Palazzo Chigi. Diciamo la verità: se lo avesse fatto al governo Salvini, la reazione sarebbe stata diversa…

Sarebbe stato più semplice ed efficace spiegare come incontrare una persona e non quale persona incontrare. Lo dico da legislatore: non credo sia mio diritto o mio dovere definire gli affetti di cui si ha bisogno. A noi spetta definire i criteri per incontrare persone in condizioni di sicurezza. Si è fatta una scelta diversa. L’invito è sempre al rispetto delle norme, anche quando sembrano strane e incomprensibili.

Ripartenza e problemi sociali

L’epidemia ha fatto crescere le disuguaglianze sociali. Non avverte il problema dei ritardi negli aiuti?

Una delle grandi sciocchezze è stata quella di pensare che la crisi sanitaria fosse una livella, che colpiva tutti allo stesso modo. In realtà è un enorme moltiplicatore di disuguaglianze. Un conto è fare la quarantena in una villa, un altro è viverla in un appartamento di 40 metri quadri senza neanche un balcone e magari senza un euro sul conto in banca. Il governo ha messo in campo un grande pacchetto di sostegno. È vero che ci sono le lentezze nelle erogazioni, ma le misure sono state prese subito.

Per il dopo cosa bisogna fare?

C’è bisogno di ragionare su come affrontare quei nodi strutturali che aumentano le disuguaglianze. Dobbiamo aggiustare i problemi che ci portiamo dietro, senza limitarci al tema della protezione. Ripeto: serve un progetto, non una gestione estemporanea. Ora abbiamo chiaro cosa fare per contenere il virus, si può studiare come garantire la ripartenza in sicurezza.

Quindi bisogna accelerare sulle aperture?

No, anzi, non significa aprire tutto e subito. Guai agli slogan e alle semplificazioni. Ascoltiamo tutti, settore per settore. E con l’interlocuzione possiamo capire se e come si deve ripartire. Laddove non sia possibile riaprire, dovremo dare sostegno e non lasciare le persone sole.

Nelle ultime settimane in molti vogliono dichiarare guerra alla burocrazia, giustamente. Ma non si corre il rischio di seguire meccanismi troppo emergenziali, non sempre vincenti, favorendo un ‘liberi tutti’ normativo?

Sappiamo che serve semplificazione. Dobbiamo trovare degli strumenti per non aumentare difficoltà di chi fa impresa e anzi facilitarla. Ma questo non significa andare nella direzione della totale deregulation. La deputata Chiara Gribaudo ha fatto una proposta semplice, che pure ha fatto arrabbiare Salvini e alcuni imprenditori, chiedendo di rafforzare la rete dei controlli con l’assunzione di 10mila ispettori del lavoro. Ma quella sarebbe garanzia di una ripartenza in sicurezza.

Tensioni nel governo

Passiamo alla tenuta maggioranza e del governo. La querelle tra il ministro della Giustizia Bonafede e il pm Di Matteo rappresenta un problema grave?

Bonafede riferirà in Parlamento, come è naturale che sia di fronte ad accuse così gravi, spiegando le sue ragioni. Ora è noto che non sia un fan di Bonafede né del Movimento 5 Stelle, ma trovo abbastanza sconcertante che un’accusa del genere venga fatta, ad anni di distanza, durante un talk show. Se c’era questo sospetto di un condizionamento della criminalità organizzata, non lo si denuncia alcuni anni dopo, in un’arena televisiva.

Ma in generale c’è davvero un rischio di crisi di governo e addirittura di elezioni anticipate?

Nessuno può immaginare che, con l’emergenza sanitaria e con il crollo del Pil, si scateni un’ordalia elettorale. C’è una maggioranza molto particolare, lo sappiamo dalla nascita di questo governo. E come tutti i governi di coalizione ci sono momenti di tensioni che vanno gestiti politicamente. Ci sono quattro forze politiche nella maggioranza con visioni spesso differenti. Non è lesa maestà proporre dei punti di vista. Per questo si deve discutere e trovare una mediazione: serve un salto di qualità all’interno della maggioranza.

E in che modo?

Non si può limitare tutto al rapporto tra i ministri, bisogna favorire il confronto in Parlamento. Ma è evidente che in questa legislatura non ci siano altre possibili maggioranze. L’unica è il governo gialloverde e non tornerei là. Una cosa è sicura: questa alleanza non può essere considerata come un embrione di un progetto futuro, come è stato detto nei mesi scorsi.

Per chiudere proprio sulle diverse visioni nell’alleanza. Sui migranti ha sempre manifestato posizioni critiche, qual è ora il suo giudizio?

Fino alla crisi non si era distinto su questo tema. I decreti Sicurezza sono ancora lì. Durante la crisi ha poi scritto una delle pagine peggiori della storia con il decreto di chiusura dei porti, che peraltro era inapplicabile e inapplicato. Adesso leggo qualche elemento di discontinuità, se è vero che si sta ragionando sulla regolarizzazione dei lavoratori agricoli. Strappare questi lavoratori al caporalato sarebbe un gesto giusto e utile. E rappresenterebbe uno schiaffo alla criminalità organizzata.