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Fase 2, riaperture anticipate: il governo blocca le regioni

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Arriva il no del ministro Boccia alle riaperture anticipate chieste dalle regioni: è scontro tra i governatori e Palazzo Chigi.

Continua il braccio di ferro tra Palazzo Chigi e le autorità regionali per decidere i modi e i tempi della ripartenza, in questa confusa seconda fase della lotta al coronavirus. Quella che, nelle prime settimane dell’emergenza, era una querelle limitata principalmente ad alcune zone della penisola – prima fra tutte la Lombardia, guidata dal governatore Attilio Fontana – si è ora trasformata in uno scontro a tutto campo che si estende da Nord a Sud, dall’Alto Adige alla Calabria. Le regioni chiedono maggiore autonomia e una fase 2 differenziata a seconda del livello di rischio, con riaperture anticipate a partire dall’11 maggio. Il governo, però, blocca le fughe in avanti e ribadisce: fino al 18 valgono le stesse regole su tutto il territorio nazionale.

Fase 2, verso le riaperture anticipate?

L’ordine congiunto dei governatori regionali, fatto pervenire al governo durante una videoconferenza Stato-regioni, chiede una settimana di anticipo sulla riapertura degli esercizi commerciali e delle attività produttive sospese dai Dpcm “sulla base delle valutazioni delle strutture tecniche e scientifiche dei rispettivi territori, previa adozione da parte delle imprese di tutte le misure per la tutela dei lavoratori e il contenimento del contagio, come definito dagli specifici protocolli di sicurezza“.

Il no del governo

Ma il governo centrale, attraverso il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, frena, preoccupato dalle conseguenze di una ripartenza troppo rapida, dalla quale mettono in guardia anche gli esperti del mondo scientifico. Bisognerà attendere il 18 maggio per capire, dati alla mano, come si sta evolvendo l’epidemia in questi primi giorni di allentamento delle restrizioni.