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Regolarizzazione dei migranti: cosa prevede e come funzionerà?

Un bracciante al lavoro nei campi

Il Governo dice sì alla regolarizzazione dei migranti irregolari. Quali settori sono coinvolti e chi ne è escluso?

Con il decreto Rilancio, il Governo ha avviato la procedura di regolarizzazione dei migranti irregolari: un pacchetto di misure per tutti i lavoratori in nero del settore dell’agricoltura, allevamento, assistenza e caregiving. Una tappa importante per coloro che Teresa Bellanova ha definito gli invisibili: “Lo Stato è più forte della criminalità e del caporalato” ha detto commossa la Ministra dell’Agricoltura durante la conferenza stampa istituita per illustrare il Decreto Rilancio.

Regolarizzazione migranti irregolari: il decreto

Il documento non è stato ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ma Palazzo Chigi ha fornito una descrizione dettagliata sulle misure. Stando a quanto specificato nella nota sul sito istituzionale del Governo, le misure hanno l’obiettivo di regolarizzare quei lavori sommersi del settore agricolo, dell’allevamento e dell’assistenza. In questi settori i migranti vengono spesso sfruttati e pagati a nero. Con il dl Rilancio, il Governo dispone della loro regolarizzazione. Il testo prevede anche di combattere il caporalato con disposizioni penali specifiche per i datori di lavoro che lo favoriscono.

Come avviene la regolarizzazione dei migranti

I datori di lavoro potranno presentare istanza per regolarizzare i lavoratori attualmente in nero. Se si tratta di migranti irregolari, questi otterranno un permesso di soggiorno. Il testo prevede che un datore di lavoro possa assumere stranieri irregolari con cui in precedenza non aveva alcun rapporto di lavoro. Un immigrato con permesso di soggiorno scaduto al 31 ottobre 2019 potrà richiedere un permesso di soggiorno della durata di sei mesi, durante i quali cercherà lavoro.

Migranti irregolari: chi non può usufruirne

La regolarizzazione, però, non riguarda tutti. Il testo fa riferimento al lavoro in settori: “dell’agricoltura, allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura e attività connesse, assistenza alla persona“. Sono, pertanto, esclusi tutti i migranti irregolari che lavorano nell’edilizia e nell’artigianato, oppure nella logistica, a cui non viene garantita alcuna protezione. Per questo, il Ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, a Repubblica ha dichiarato: “Non esulto, non sventolo bandiere […] Con questi rapporti di forza abbiamo ottenuto tutto il possibile“.

I migranti irregolari in Italia: i numeri

L’Italia conta circa 600mila migranti irregolari o con permessi temporanei invalidati. Di questi, almeno 150mila lavorano nel settore dell’agricoltura. Nella maggior parte dei casi i braccianti “invisibili” vivono al limite della dignità in casolari e baracche. Con l’emergenza coronavirus, le condizioni igienico-sanitarie nei campi sono un tema che il Governo sta affrontando. A cui si aggiunge un altro problema, però: molti braccianti irregolari sono rientrati nei loro Paesi. Secondo Confagricoltura, nelle campagne c’è bisogno di almeno 200mila persone per la raccolta estiva di ortaggi e frutta.

La regolarizzazione dei migranti irregolari è un tema su cui la ministra Bellanova in passato si è battuta molto. Secondo lei, questo piano ha a che fare con un rilancio che giova a tutto il Paese.