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Salvini telefona a Mattarella: "Chiedo diritto a giusto processo"

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Matteo Salvini ha telefonato in giornata al presidente della Repubblica Mattarella, esprimendo stupore in merito ai presunti attacchi dei magistrati.

Nella giornata del 21 maggio Matteo Salvini ha telefonato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, esprimendo il proprio stupore in merito alle rivelazioni emerse nell’inchiesta del quotidiano La Verità, secondo cui alcuni magistrati si sarebbero organizzati segretamente per attaccarlo politicamente sul decreto sicurezza. Proprio a tal proposito, Salvini ha poi esternato al capo dello Stato la sua richiesta di avere diritto a un giusto processo nel procedimento giudiziario che a ottobre lo vedrà imputato a Catania con l’accusa di sequestro di persona nei confronti dei migranti della nave Gregoretti.

Salvini telefona al presidente Mattarella

Nella telefonata al presidente Mattarella, Salvini avrebbe riferito quanto segue: “Come noto, a ottobre inizierà l’udienza preliminare innanzi al Gup presso il Tribunale di Catania ove sono chiamato a rispondere dell’ipotesi di sequestro di persona per fatti compiuti nell’esercizio delle mie funzioni di Ministro dell’Interno. […] Mi appello al Suo ruolo istituzionale, quale Presidente della Repubblica e del Csm, affinchè mi venga garantito, come deve essere garantito a tutti i cittadini, il diritto ad un processo giusto, davanti a un giudice terzo e imparziale.

Il leader della Lega ha espressamente citato al capo dello Stato la recente inchiesta del quotidiano La Verità nella quale vengono riportate alcune chat private in cui dei magistrati attaccherebbero politicamente Salvini a causa dei decreti sicurezza: “Per quanto si legge nell’articolo è proprio tale tema politico ad aver suscitato l’avversione nei miei confronti dei magistrati, protagonisti di quelle comunicazioni pubblicate. Non so se i vari interlocutori facciano parte di correnti della magistratura o se abbiamo rapporti con i magistrati che mi giudicheranno, tuttavia è innegabile che la fiducia nei confronti della magistratura adesso vacilla al cospetto delle notizie sugli intendimenti di alcuni importati magistrati italiani”.

Da qui le preoccupazioni dell’ex ministro dell’Interno in merito all’imparzialità del suo processo: “Quelle frasi captate nell’ambito del procedimento a carico di Palamara palesano, invero, una strategia diffusa e largamente condivisa di un’offensiva nei miei riguardi da parte della magistratura. Tutto ciò intacca il principio della separazione dei poteri e desta in me la preoccupazione concreta della mancanza di serenità di giudizio tale da influire sull’esito del procedimento a mio carico“.