> > Salvini vuole le elezioni: "Tra un anno tornerò al Papeete da premier"

Salvini vuole le elezioni: "Tra un anno tornerò al Papeete da premier"

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Dalla spiaggia del Papeete Matteo Salvini chiede a gran voce il ritorno alle urne, pronosticando un suo possibile futuro come capo del governo.

Non sembrano placarsi le velleità governative di Matteo Salvini, che dalla spiaggia del Papeete di Milano Marittima continua a chiedere elezioni anticipate pregustando un suo possibile futuro come Presidente del Consiglio proprio sulle rive del noto stabilimento balneare. È assai probabile che il segretario della Lega speri in un ritorno alle urne anche per scongiurare un’ulteriore perdita di consensi del suo partito, ormai sempre più in calo nei sondaggi a favore di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.

Salvini chiede nuove elezioni

Ai giornalisti accorsi sulla spiaggia del Papeete, Salvini racconta la propria voglia di ritornare a Roma direttamente con un incarico a Palazzo Chigi: Conto di tornare qui l’anno prossimo come presidente del Consiglio, con ruoli di governo, se gli italiani vorranno, per prendere per mano questa terra e questo Paese”. Un desiderio che tuttavia si scontra con l’ipotetica durata del governo giallo-rosso, intenzionato a rimanere in piedi almeno fino al cosiddetto semestre bianco del capo dello Stato: “Dicono che devono restare per scegliere il presidente: io spero che nessuno odi così tanto gli italiani da stare lì un anno e mezzo a non fare niente per lottizzare la presidenza della Repubblica.

A Milano Marittima Salvini deve però fronteggiare altre grane capitategli in questi ultimi giorni, come il sì del Senato al processo contro di lui per la vicenda della nave Open Arms, che iniziò proprio nell’agosto del 2019. A tal proposito Salvini ha affermato: “Io ricorderò che per la nostra Costituzione, all’articolo 52, la difesa dei confini della patria è sacro dovere del cittadino. […] È sotto gli occhi di tutti il disastro di questo anno senza Lega al governo. Però la democrazia prevede che gli italiani tornino a votare e noi siamo pronti anche domani”.

Una vicenda che all’epoca precedette di qualche giorno la caduta del governo giallo-verde, al quale il segretario leghista non è pentito di aver staccato la spina: “Andavamo in Consiglio dei ministri e abbiamo cominciato a sentire solo dei no. No a tutto quello che dovevamo fare. E allora sono orgoglioso di aver detto no. La parola data vale più di mille ministeri”.