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Bonus Inps, il deputato 5s Rizzone si difende: "Decreto scritto male"

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Il deputato del M5s Marco Rizzone si difende dall'accusa di aver chiesto il bonus da 600 euro dando la colpa a un: "Decreto scritto palesemente male".

È noto da alcune ore per essere stato il terzo parlamentare ad aver usufruito del bonus Inps da 600 euro, assieme ai colleghi leghisti Dara e Murelli, ma il deputato del M5s Marco Rizzone non ci sta e affida a un video messaggio pubblicato sui social la sua difesa, spiegando di non aver agito in maniera illecita ma sulla base di un decreto scritto scritto male. Il politico ligure ha poi affermato di non aver fatto nulla di immorale a suo parere e che i veri immorali i cui nomi dovrebbero essere resi pubblico sono a suo dire gli evasori.

Bonus Inps, parla il 5s Rizzone

Rizzone, deferito ai probiviri del Movimento, da infatti la colpa di quanto è successo a quello che lui stesso definisce: “Un decreto scritto palesemente male”, attaccando il governo di cui il suo stesso partito fa parte quando dice che non sarebbe nemmeno stata data la possibilità di discuterlo in Parlamento.

Il parlamentare dichiara poi di non accettare: “Di essere dipinto come un disonesto, un infame o un ladro. Qui non è stato fatto nulla di illecito, nulla di illegittimo. Se avessi voluto intascarmi dei soldi non mi sarei di certo tagliato più di 40mila euro del mio stipendio da parlamentare, che invece ho donato per varie cause”.

Sulla questione morale sollevata da alcuni in merito all’aver chiesto e ottenuto il bonus da 600 euro pur ricevendo già lo stipendio da parlamentare, Rizzone sposta il focus su chi a suo parere pecca realmente di immoralità: “Qualcuno parla di morale. Punti di vista: per me sono immorali gli evasori, i ladri …che però in questo Paese sono tutelati dalla privacy. E allora voglio lanciare una sfida ai colleghi parlamentari e allo stesso Garante della Privacy che sull’onda del populismo più becero hanno chiesto di fare i nomi dei parlamentari che hanno ottenuto (ripeto lecitamente) il bonus. Perché non pubblichiamo, come già fanno in 17 Stati europei, i nomi di chi ha veramente rubato risorse allo Stato evadendo le tasse?”.