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Referendum taglio dei parlamentari, le posizioni: le ragioni del sì e del no

Referendum taglio dei parlamentari, le posizioni le ragioni del sì e del no

Le posizioni a favore del sì e del no in merito al referendum sul taglio dei parlamentari: le ragioni per essere favorevoli o contrari alla riforma.

Domenica 20 e lunedì 21 settembre 2020 oltre 50 milioni di italiani saranno chiamati ad esprimersi in merito alla riforma sul taglio dei parlamentari: quali sono le ragioni per votare sì o no al referendum e le differenti posizioni adottate dai favrevoli e dai contrari alla modifica costituzionale.

Referendum taglio dei parlamentari: sì o no?

Sono due, non considerando astensione o annullamento delle schede, le posizioni possibili da tenere nella consultazione: a sostegno o contro la riduzione di senatori e deputati. Qui in dettaglio le ragioni di una e dell’altra fazione.

Le ragioni del sì

Uno dei motivi principali che adduce chi vuole il taglio dei parlamentari è di natura economica. Con la riduzione degli eletti si avrebbe di conseguenza una riduzione degli stipendi che consentirebbe di risparmiare tra i 57 e gli 82 milioni ogni anno. E quindi tra i 285 e i 410 milioni a legislatura.

Inoltre secondo i sostenitori del sì rimarrebbe garantita una degna rappresentanza con un parlamentare eletto ogni 100 mila cittadini. Numeri che terrebbero l’Italia in cima alla classifica relativa al rapporto tra numero di politici designati ed elettori, rendendola seconda soltanto alla Spagna.

Un’altra ragione sostenuta da chi voterà sì è che con meno parlamentari si eviterebbe la frammentazione dei gruppi e si renderebbero le camere più snelle ed efficienti. In più gli eletti sarebbero maggiormente riconoscibili e responsabilizzati e magari si eviterebbe che oltre il 30% di loro diserti una votazione su tre.


Le ragioni del no

Chi si è schierato in maniera opposta alla riforma ritiene che il guadagno non sarebbe così ingente perché, considerando lo stipendio netto dei parlamentari e non quello lordo, si arriverebbe a risparmiare meno di un euro all’anno per ogni cittadino.

Tutto ciò a discapito di un indebolimento del rapporto tra eletti ed elettori nonché di una riduzione sproporzionata della rappresentanza di interi territori. Se è vero che 600 tra deputati e senatori sono un numero considerevole in rapporto alla popolazione, chi voterà no rimarca come diverse aree non sarebbero rappresentate come dovrebbero. In più diminuirebbe anche l’incidenza dei voti dei residenti all’estero, che eleggerebbero 12 rappresentanti e non 18.

Un’altra delle ragioni addotte dai fautori del no è che la riforma complicherebbe il lavoro delle commissioni e probabilmente implicherebbe la riscrittura dei regolamenti parlamentari. Infine, se il problema riguarda i privilegi della cosiddetta casta, per loro sarebbe più opportuno tagliare questi e non chi ne beneficia.