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Azzolina difende Bella Ciao: "Parte della cultura italiana"

Azzolina Bella Ciao cultura italiana

Lucia Azzolina si scaglia contro Rampelli in difesa del canto partigiano "Bella Ciao" perchè "parte della cultura italiana"

La ministra dell’Istruzione Azzolina richiede che la canzone “Bella Ciao” diventi “parte della cultura italiana” perché “diffonde valori universali“.

Azzolina: “Bella Ciao parte della cultura italiana”

Lucia Azzolina nel rispondere all’interrogazione presentata da Fabio Rampelli, il deputato Fdi, vicepresidente della Camera, prende le difese della canzone della libertà “Bella Ciao”: “Il brano Bella Ciao è parte del patrimonio culturale italiano, noto a livello internazionale, tradotto e cantato in tutto il mondo. È un canto che diffonde valori del tutto universali di opposizione alle guerre e agli estremismi”. Azzolina infatti ritiene che il brano “Bella Ciao”, la storica canzone dei partigiani, debba far parte della cultura nazionale, come già proposto anche dal Pd.

L’interrogazione di Fabio Rampelli

In seguito al divulgarsi della notizia che una professoressa di musica delle scuole secondarie di primo grado (ex scuole medie), docente presso l’istituto Ottaviano Bottini di Piglio, Frosinone, ha portato come argomento di lezione la canzone “Bella Ciao”, Rampelli procede nell’effettuare un’interrogazione asserendo che la professoressa: “facendolo passare per didattica”, ha richiesto “come compito la lettura ritmico-melodica ed esecuzione strumentale del brano Bella Ciao”. Fabio Rampelli si dichiara contrario alla scelta didattica della docente che, secondo lui, non tiene in considerazione che “l’inno partigiano è divisivo perché rappresenta una parte politica ben definita, purtroppo protagonista anche di violenze efferate e ingiustificate, anche nei confronti di civili, preti, donne e bambini”.

Rampelli che ha proseguito asserendo: “È storicamente accertato infatti, secondo l’opinione dell’interrogante, che molteplici frange che cantavano l’inno partigiano Bella Ciao organizzavano la sottomissione dell’Italia all’Urss, sottraendola alla protezione americana e quindi proseguendo sulla strada della limitazione delle libertà fondamentali attraverso l’instaurazione di un regime comunista”.