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Dpcm, Musumeci: "Sposteremo chiusura dei ristoranti alle 22 o alle 23"

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Il presidente della Sicilia Musumeci ha annunciato l'adozione di un ddl che modifica il Dpcm per posticipare la chiusura dei ristoranti fino alle 23.

Dopo i provvedimenti presi dalla provincia autonoma di Bolzano in contrasto con il nuovo Dpcm del governo anche la Sicilia sembra essere sulla strada per posticipare l’orario di chiusura di bar e ristoranti, al momento previsto per le 18. Intervistato da TgCom24 all’interno della rubrica Fatti e Misfatti, il presidente della Regione Nello Musumeci ha infatti annunciato l’imminente presentazione di un provvedimento che consentirà di non tenere conto delle disposizioni governative sulla ristorazione.

Dpcm, Musumeci sulla chiusura dei ristoranti

“Noi riteniamo di spostare l’orario di chiusura di bar e ristoranti alle 22 o alle 23, così il presidente siciliano Musumeci ha affermato negli studi di TgCom24 criticando le misure contenute all’interno del Dpcm presentato dall’esecutivo nella serata di domenica 25 ottobre. Nel proseguire, Musumeci ha tuttavia aggiunto che invece non si opporrà alle scelte del governo nell’eventualità di un lockdown totale: “Quando il governo centrale dirà che bisognerà chiudere per 24 ore, noi allora non fiateremo”.

Il disegno di legge annunciato dal presidente della Sicilia prevede infatti: “Assieme alle misure restrittive già concepite e praticate, la possibilità di adottare misure estensive là dove il governo consente di farlo, come nella normativa di dettaglio. Noi rivendichiamo il diritto di poter dire: signor presidente del Consiglio, noi riteniamo di spostare l’orario di chiusura di bar e ristoranti dalle 18 alle 22 o alle 23. E mi auguro che il governo centrale terrà conto della nostra prerogativa”.

La critica al governo

A margine dell’annuncio, Musumeci ha poi criticato il governo per aver a suo dire evitato il confronto con le regioni e gli enti locali durante l’elaborazione degli ultimi Dpcm: “Lo scontro con lo Stato non è mancato in alcune occasioni, ma è stato determinato da una carente e preventiva occasione di confronto e qualche volta dalla carenza di galateo istituzionale. Penso all’ultimo provvedimento del governo Conte, presentato a noi qualche ora prima ma il testo era già scritto: avevamo avanzato proposte ma non sono state accolte. Tutto questo non aiuta a lavorare con uno spirito unitario”.