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Toti non si può perdonare per la frase sull'inutilità degli anziani

giovanni toti

Perché Toti non si può perdonare per la frase sull'inutilità degli anziani?

La banalità del male può annidarsi anche in un tweet domenicale. Capita che il germe strisciante e pustoloso della disumanità salti improvvisamente fuori, dal fango alla luce del giorno, favorito dalla sintesi a cui costringe il testo di un post, dall’assenza del ragionamento che spesso accompagna la fruizione dei social.

Già la premessa, «per quanto ci addolori ogni singola vittima del Covid», suona un po’ come i famosi “non sono razzista ma”, a cui nel 99% dei casi segue un’affermazione di tutt’altro tenore.

«Ma dobbiamo tenere conto – continua il presidente ligure Giovanni Toti – che dei 25 decessi di ieri in Liguria, 22 erano molto anziani. Persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese».

toti

Ebbene sì, “non indispensabili”. Il governatore, o qualche suo social manager junior, ci ha costretto a leggere l’abominevole. Già che c’era poteva aggiungere che, anzi, rappresentano un risparmio mensile non indifferente per l’Inps, visto che forse godevano ancora del regime retributivo.

Spazzato via d’un colpo l’amore degli affetti che quegli anziani avevano attorno: figli, nipoti, coniugi, amici e vicini di casa. Anche i sentimenti non sono indispensabili all’economia, all’industria, al Pil.

Pensiamo solo per un attimo a come possano essersi sentiti, a quelle parole, i familiari di quelle anziane vittime, la cui quotidianità è stata brutalmente spezzata dalla malattia, privata dal virus di quei gesti d’amore e di aiuto per cui vale la pena vivere. Oltre che per i soldi.

Una frase che, se presa fuori dal suo contesto, potrebbe ricordare l’Aktion T4: lo sterminio dei disabili, trasversale alle razze, perpetrato contro 70mila persone “inutili” alla causa, che costituivano solo un peso per la macchina produttiva tedesca.

Anche a voler considerare la questione solo da un punto di vista economico, Toti ignora completamente il supporto che quei nonni e zii erano ancora in grado di dare ogni giorno ai loro figli: rimpinguando – con quelle loro pensioni – i salari scarsi e precari percepiti oggi dalla maggior parte dei lavoratori; accudendo i ragazzi costretti in casa dalla dad e consentendo ai genitori di lavorare meglio in smartworking; contribuendo nel loro piccolo – con quelle loro pensioni – alla sopravvivenza dei consumi, crollati durante l’emergenza e responsabili della crisi economica e sociale che stiamo patendo.

Fa quasi sorridere di fronte a tale deserto etico e morale, l’alberello piantato alla fine del post: persone «che vanno però tutelate». E ancor più il successivo, pubblicato in fretta e furia dallo staff del governatore, subissato dalla vergogna: «Il senso di questo tweet, che appartiene a un ragionamento più ampio, è stato frainteso. I nostri anziani sono i più colpiti dal virus, sono persone spesso in pensione che possono restare di più a casa e essere tutelate di più». Il senso del primo, però, era un altro. Questa è un’altra frase. Non la spiegazione della precedente.

Quante volte abbiamo sentito «sono stato frainteso» dopo esternazioni in realtà inequivoche: per fortuna queste suscitano ancora indignazione, e l’indignazione risveglia il mittente dal sonno della ragione in cui piomba a volte davanti alla tastiera.

Di seguito il successivo messaggio di scuse del governatore e la spiegazione della frase inserita nel suo contesto.