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Covid, l'elenco di tutti i Dpcm emanati da febbraio a novembre

Conte bonifici imprese

Il governo italiano ha emanato 19 Dpcm per contrastare e gestire l'emergenza sanitaria causata dalla pandemia da febbraio a novembre.

Dal 23 febbraio al 3 novembre 2020, il governo italiano ha emanato 19 Dpcm per contrastare l’emergenza sanitaria causata dal coronavirus. Da febbraio a novembre, sono stati redatti circa due decreti al mese, quasi sempre presentati in conferenza stampa dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Tutti i Dpcm in questione possono essere suddivisi seguendo le tre fasi che hanno caratterizzato la diffusione dell’epidemia in Italia.

Tutti i Dpcm della Fase 1

  1. Dpcm del 23 febbraio: con i primi focolai riscontrati in Lombardia e in Veneto, si adottano misure urgenti per il contenimento dell’epidemia da COVID-19. Si pongono in quarantena circa 50.000 cittadini in 11 comuni del Nord Italia: 10 in provincia di Lodi e Vo’ Euganeo in provincia di Padova, in cui vengono chiuse scuole e attività come negozi, luoghi di cultura e musei.
  2. Dpcm del 1° marzo: vengono prorogate le misure stabilite il 23 febbraio e vengono aggiunte nuove indicazioni per organizzare uniformemente il territorio nazionale, a causa dell’incalzare del virus, dell’aumento dei decessi e per tutelare gli ospedali della Lombardia, vicini al collasso. Le province di Savona e di Pesaro e Urbino insieme alla Lombardia, al Veneto e all’Emilia Romagna diventano zone rosse. Vengono applicate le stesse chiusure adottate negli 11 comuni con l’aggiunta di palestre, piscine, centri sportivi, centri benessere, centri natatori, centri termali. Si incoraggia, per la prima volta, il riscorso allo smart working.
  3. Dpcm del 4 marzo: vengono sospese tutte le attività scolastiche e universitarie dal 5 al 15 marzo.
  4. Dpcm dell’8 marzo: l’indice Rt è stimato tra 2 e 3, contagi e decessi sono raddoppiati in soli tre giorni. Il decreto chiude totalmente la Lombardia e altre 14 province del Centro-Nord e coinvolge circa 16 milioni di italiani. A causa di una fuga di notizie, molte persone lasciano il Nord per tornare al Sud.
  5. Dpcm del 9 marzo: anticipa il lockdown totale. Le misure restrittive vengono estese a tutta Italia e viene dichiarato il divieto di assembramento.
  6. Dpcm dell’11 marzo: il premier Conte, in tv, dichiara l’urgenza «di stare lontani oggi per tornare ad abbracciarci in futuro». Con il Dpcm dell’11 marzo, dal titolo “Io resto a casa”, sono confermate le chiusure già predisposte e sono introdotte per la prima volta le autocertificazioni che consentono sposamenti solo per motivi di salute, lavoro o necessità.
  7. Dpcm del 22 marzo: chiudono le attività produttive non essenziali o strategiche mentre restano aperti soltanto farmacie, supermercati, negozi di prima necessita e servizi essenziali. Gli spostamenti tra Comuni sono vietati, il lockdown è previsto fino 3 aprile.
  8. Dpcm del 1° aprile: proroga il lockdown al 13 aprile.
  9. Dpcm del 10 aprile: proroga il lockdown al 3 maggio.

I Dpcm della Fase 2

  1. Dpcm del 26 aprile: il paese entra nella Fase 2, l’epidemia sembra sotto controllo. Durante la conferenza tv, il premier dichiara: «Grazie ai sacrifici fin qui fatti stiamo riuscendo a contenere la diffusione della pandemia e questo è un grande risultato se consideriamo che nella fase più acuta addirittura ci sono stati dei momenti in cui l’epidemia sembrava sfuggire a ogni controllo». Viene permesso alle persone di visitare i “congiunti”, termine che ha provocato non pochi dubbi e confusioni.
  2. Dpcm del 16 maggio: Conte sostiene che «i risultati epidemiologici sono incoraggianti», viene eliminato l’obbligo delle autocertificazioni. Restano vietati gli spostamenti interregionali ma riaprono negozi e chiese.

I Dpcm della Fase 3

  1. Dpcm dell’11 giugno: segna l’inizio della rinascita e della Fase 3. Fino a inizio luglio, riaprono centri estivi per bambini, sale giochi, sale scommesse, sale bingo, centri sociali, centri culturali, centri termali, centri benessere, cinema, teatri, spazi all’aperto e riprendono gli allenamenti individuali per lo sport professionistico.
  2. Dpcm del 14 luglio: la durata del Dpcm dell’11 giugno si proroga per tutto luglio.
  3. Dpcm del 7 agosto: ulteriore proroga al 7 settembre.
  4. Dpcm del 7 settembre: ulteriore proroga al 7 ottobre.
  5. Dpcm del 13 ottobre: si sviluppa la seconda ondata dell’epidemia. A settembre, in poche settimane, i contagi salgono a 10.000: dati superiori a quelli della prima ondata. La stretta del governo: niente feste, chiusi i cinema e sì a cene di massimo sei persone. Le mascherine sono nuovamente obbligatorie sia all’aperto che al chiuso.
  6. Dpcm del 18 ottobre: i sindaci, dopo le 21:00, possono chiudere piazze e strade nei centri urbani per evitare assembramenti; sono vietatati convegni e congressi ma anche fiere e sagre; DAD per Università e scuole superiori.
  7. Dpcm del 24 ottobre: vengono inasprite le limitazioni ma, stavolta, le iniziative del governo non vengono rifiutate da un paese stanco e provato dai mesi di lockdown. Alla notizia della richiusura di cinema, teatri, centri benessere e termali, centri natatori e piscine, palestre, dello stop per i ristoranti che devo cessare le attività entro le ore 18:00 e dell’incremento della DAD, l’Italia risponde con manifestazioni in molte grandi città.
  8. Dpcm del 3 novembre: impone un coprifuoco in tutta Italia dalle ore 22:00 alle ore 5:00 del giorno successivo. La DAD diventa obbligatoria, i mezzi pubblici devono essere occupati solo per 50%, i centri commerciali devono chiudere nei fine settimana. L’Italia è suddivisa in tre zone – rossa, arancione e gialla – stabilite secondo gli indicatori di monitoraggio forniti dalle Regioni. Si tenta di evitare un nuovo blocco nazionale ma c’è perplessità sul funzionamento del sistema a colori ideato dal governo. Se l’epidemia dovesse continuare la sua corsa, sono in molti a reputare inevitabile un nuovo lockdown accompagnato da numerosi Dpcm.