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Covid, il premier spingerebbe per riaperture nelle singole province

conte vaccini

In attesa del vertice tra il governo e le regioni, il premier Conte starebbe spingendo per delle graduali riaperture a livello delle singole province.

A pochi minuti dal vertice tra governo e regioni sulla possibile revisione dei 21 parametri su cui si basano le misure in contrasto al Covid, emerge tra le proposte avanzate dal presidente del Consiglio Conte quella di attuare delle graduali riaperture a livello delle singole province. Una misura che terrebbe conto delle importanti differenze epidemiologiche esistenti all’interno di una stessa regione, in modo tale da non penalizzare quei territori che non presentano un alto rischio di contagio.

Covid, possibili riaperture nelle province

Secondo alcune fonti di primo piano l’idea di disporre delle riaperture provinciale rientrerebbe nel concetto di dare alla popolazione dei segnali concreti di miglioramento della situazione sanitaria, dando inoltre un’ulteriore speranza per quanto riguarda un effettivo allentamento delle restrizioni per le festività natalizie. Allo stesso tempo tuttavia gli esperti si mostrano scettici in merito a un misura del genere, temendo possa essere troppo prematura e possa condurre in breve tempo a una repentina terza ondata per il mese di gennaio.

Nel frattempo sono attesi anche sostanziali cambiamenti in merito alle zone di rischio in cui si trovano attualmente diverse regioni. Secondo le indiscrezioni infatti, Basilicata, Liguria e Puglia potrebbero presto finire all’interno della zona rossa, mentre viceversa la Lombardia potrebbe tornare in quella arancione. Discorso simile per Veneto e Lazio, che dalla zona gialla rischiano di finire in quella arancione, e per l’Emilia-Romagna di ritorno invece tra le regioni nella zona gialla. A tal proposito lo stesso Conte, intervenuto durante la 37esima assemblea annuale dell’Anci, ha dichiarato che il dibattito è aperto ma con poco senso, dato che su un ambito di questo genere è necessario che si esprimano gli esperti e non le autorità politiche.