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Crisi Governo, Franceschini: "Se cade si va a votare, no Draghi"

Dario Franceschini

La crisi è stata paventata da Matteo Renzi, Zingaretti prova a fare da pacere.

La possibilità di una Crisi di Governo è stata paventata recentemente dall’ex premier Matteo Renzi. Il leader di Italia viva ha promesso che, se il Premier Conte non farà marcia indietro sul Recovery e non avrà fatto ammenda degli errori commessi, potrebbe negargli il sostegno in Aula. Tuttavia Renzi aveva anche dichiarato che, in questo caso, “un’altra maggioranza” si sarebbe trovata, e quindi non sarebbe stato necessario andare a votare. Dario Franceschini e Francesco Verderami però non la pensano così: per loro l’unica strada sarebbe quella delle urne.

Crisi Governo

“Allora, se si aprisse la crisi, tanto varrebbe andare a votare. Conte contro Salvini e ce la giochiamo“. Queste le parole di Franceschini apparse sul Corriere della Sera. Nessun governissimo in mano a Mario Draghi, dunque. Per dare un Governo al Paese ci sarebbe solo il voto. Un colpo di scena o una minaccia nei confronti dello stesso Renzi? Difficile dirlo. Il leader di Italia viva, infatti, è indietrissimo nei sondaggi. Inoltre, dalle parole di Franceschini colpisce un secondo particolare. In caso di nuove elezioni il Pd e il Movimento 5 stelle potrebbero correre uniti a sostegno di Conte.

Sulla questione è intervenuto anche il segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti. “Siamo stati determinanti nel dar vita al governo Conte – ha dichiarato -. Non ci pentiamo affatto di questa scelta. I risultati sono stati di grande importanza per l’Italia: da un rinnovato rapporto con l’Europa, all’impegno realistico e scientifico sulla pandemia, a politiche sociali più giuste e volte alla crescita”.

E ancora: “Oggi siamo in una nuova fase: dall’emergenza occorre passare alla ricostruzione. Per fare questo occorre un rilancio, una ripartenza. Non bisogna nasconderlo questa esigenza è avvertita da tutti. Dal Pd, dai 5 Stelle, da Italia viva, da Leu e, sono convinto, anche dal presidente Conte. D’altra parte essa era al centro dell’incontro del 5 novembre tra il premier e i segretari dei partiti della maggioranza”.