> > Conte, ultima conferenza stampa: "Escludiamo vaccinazione obbligatoria"

Conte, ultima conferenza stampa: "Escludiamo vaccinazione obbligatoria"

Conferenza stampa fine anno Conte

Si è conclusa a Villa Madama l’ultima conferenza dell’anno del Premier Conte organizzata dall’Ordine dei Giornalisti.

Dopo l’intervento del Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Verna e un minuto di silenzio in memoria delle vittime del coronavirus, ha avuto luogo l’ultima conferenza stampa del Premier Conte del 2020.

Ultima conferenza stampa di Conte

Dopo aver augurato un buon anno ai giornalisti e agli italiani tutti, il capo del governo è intervenuto commentando alcuni argomenti toccati da Verna: “Il tema delle querele bavaglio è ancora oggi all’ordine del giorno del Parlamento: è giusto che si trovi la formula di sintesi per portarlo avanti. Vorrei anche ricordare che su iniziativa del ministro dell’Interno è stato riattivato l’osservatorio dei cronisti minacciati. Quando all’equo compenso, è stata riattivata la commissione ma purtroppo si sta diffondendo sempre di più la fascia del precariato. Possiamo auspicare che si allarghi la base della platea contributiva e si riesca a ostruire un equilibrio finanziario ed economico che possa consentire all’INPGI di camminare con gambe proprie”.

Verifica di governo

Conte è poi passato a rispondere alle domande dei giornalisti. In primis ha affermato che, sulla verifica di governo, “dobbiamo affrettare delle risposte che il paese attende. Oggi approviamo la legge di bilancio al Senato e il prossimo passaggio urgente è il Recovery Plan. Le delegazioni hanno incontrato Gualtieri e Amendola e dopo la bozza tecnica che ha messo sul piatto l’esito degli incontri a livello bilaterale con i vari ministeri e le varie amministrazioni dobbiamo fare una sintesi politica. Va fatta nei prossimi giorni perché è urgente e dobbiamo subito andare in Consiglio dei Ministri, aprire il confronto con le parti sociali e poi con il Parlamento, altrimenti rischiamo di arrivare in ritardo. A metà febbraio potremmo presentare il documento definitivo.

Quanto al confronto politico, abbiamo una prospettiva di fine legislatura. Siamo riusciti a rafforzare la nostra credibilità in Italia e Europa restituendo fiducia ai cittadini nella classe politica: non dobbiamo disperdere questo patrimonio. Non possiamo permetterci di galleggiare e procedere in questo clima di azione sospesa: il rischio è che ci chiudiamo in un palazzo a discutere di discorsi astratti e i cittadini percepiscano un’immobilità da parte nostra.

A chi gli ha chiesto se è intenzionato a formare una propria lista in caso di elezioni anticipate dopo gli ultimatum di Renzi ha risposto così: “Gli ultimatum non appartengono al mio bagaglio culturale e politico. Io sono per il dialogo, per il confronto e per trovare una sintesi superiore. Nel momento in cui ho grandi responsabilità, non potrei mai distogliermi dall’obiettivo di programmare il futuro e mettermi a programmare una campagna elettorale. Non mi appartiene proprio“.

Qualora invece Italia Viva gli togliesse la fiducia, “non mi cimento in questi scenari. Dico solo che se verrà meno la fiducia di una delle forze di maggioranza ci sarà un passaggio parlamentare dove tutti quanti esprimeranno le proprie posizioni. Non voglio comunque credere che in un contesto del genere si arrivi ad una crisi: mi sembrerebbe rischioso per quel patrimonio di credibilità e fiducia costruito con l’impegno quotidiano“. Alla domanda se fosse disposto ad avere uno o due vicepremier in caso di cambio della squadra di governo, che comunque ha continuato a difendere a spada tratta, ha così risposto: “Non ho mai pensato di fare squadra da solo e lavoro con la maggioranza. Se si porrà il problema ne discuteremo, sono disponibile a qualsiasi soluzione che rientri nel perimetro dell’interesse nazionale. La formula dei vicepremier l’abbiamo sperimentata con scarso successo nel governo precedente ma non è detto che non possa funzionare con altre personalità”.

Il piano vaccini

A chi gli ha chiesto come funzionerà il piano vaccinale, Conte ha spiegato che “arriveranno 470 mila dosi a settimana e entro gennaio arriveremo a 2 milioni e 250 mila. Poi si aggiungeranno le dosi di Moderna verso la fine di gennaio. I primi a riceverlo saranno operatori sanitari e personale ed ospiti delle rsa (1,8 milioni di persone). A seguire ci saranno gli ultra ottantenni (4,4 milioni), coloro che hanno tra 60 e 79 anni (13,4 milioni) e a chi ha una patologia cronica (7,4 milioni). I primi risultati veri secondo gli esperti si avranno alla fine della fase uno con 10-15 milioni di persone vaccinate: non credo che potrà essere prima di aprile“.

Per quanto riguarda l’obbligo “lo escludiamo e confidiamo di poter raggiungere una buona percentuale di popolazione anche su base facoltativa“.

Ha inoltre espresso al solidarietà a Claudia Alivernini, la prima italiana ad aver ricevuto il vaccino che è stata minacciata e insultata dal popolo no-vax e commentato la scelta della Germania di ordinare vaccini direttamente anche fuori dagli accordi europei. “Italia, Francia, Germania e Olanda sono stati i primi paesi che in modo sincronico si sono mossi per creare l’alleanza per i vaccini. Dopodiché hanno consegnato la palla alla Commissione Europea. Noi non ne abbiamo ordinate altre perché le dosi contrattualmente negoziate per l’Italia sono centinaia di milioni, assolutamente sufficienti. Anzi l’UE, su sollecitazione anche nostra, ne ha acquistate in più per consentire di intervenire in alcuni paesi (balcanici e del nord Africa) che non avranno la possibilità di accesso diretto al vaccino. Inoltre non l’abbiamo fatto anche perché all’articolo 7 del piano stipulato c’è il divieto di fare accordi bilaterali con le stesse aziende farmaceutiche se si accede al vaccino a livello europeo“.

Chiedo a tutti uno sforzo. Mettiamo da parte le ideologie e compiamo un atto di solidarietà verso tutta la comunità nazionale: sottoponiamoci al vaccino“.

Il sistema delle tre fasce

Il Premier ha confermato che dopo il 7 gennaio l’Italia tornerà divisa in zone rosse, arancioni e gialle: “Se queste ci daranno l’effetto di tenuta del sistema non interverremo, se vedremo che la maggior contagiosità di alcune varianti rischia di compromettere il quadro dovremo operare dei ritocchi“.

La situazione di sovraffollamento nelle carceri

Il Premier è intervenuto anche sulla situazione di sovraffollamento nelle carceri dopo che Rita Bernardini del Partito Radicale ha digiunato per 35 giorni per richiamare l’attenzione sul problema: “Ho incontrato alcune personalità che mi rappresentavano la loro preoccupazione per la situazione carceraria e ho dato la mia disponibilità a incontrare la Bernardini e a recarmi a Regina Coeli. Quando ha saputo che l’avrei ricevuta ha interrotto il digiuno. La situazione è nel complesso sotto controllo dal punto di vista pandemico: su 53 mila detenuti abbiamo accertato 844 casi di positività tra cui solo 35 sintomatici di cui 25 ricoveri. Io stesso ho verificato nella mia visita che le cautele ci sono state.

Qualsiasi intervento più sistemico che possa alleggerire il numero dei detenuti (che comunque c’è stata, perché circa 2.000 detenuti hanno beneficiato di premi e domiciliari con braccialetto elettronico) dovrà però passare da una sintesi politica. Abbiano comunque intenzione di investire nell’edilizia carceraria e predisposto l’assunzione di nuovo organico e tre milioni per il pagamento degli straordinari. “

La riapertura delle scuole

Quanto alla riapertura delle scuole prevista per il 7 gennaio, il capo del governo ha dichiarato che “auspico che le superiori possano ripartire con la didattica integrata (almeno il 50% in presenza). Non dobbiamo mettere a rischio la comunità scolastica ma io credo che delle soluzioni territoriali sono state trovate. É chiaro che se dovessimo rispettare le regole di distanziamento occorrerebbe quintuplicare per la flotta dei mezzi di trasporto, cosa che ha dei limiti. Abbiamo però investito 3 miliardi per sostituire i bus e 390 milioni per favorire il noleggio di mezzi privati. Iniziative che poi devono essere messe a terra a livello regionale.

Cosa non ha funzionato nella pandemia?

Al giornalista che gli ha fatto notare come in Italia ci siano stati più morti degli altri paesi, più giorni in presenza persi dai liceali oltre che una crisi economica in atto, si è così espresso: “Per quanto riguardo i decessi lascio agli esperti le valutazioni. Quello che ci viene detto è che alcuni tra i fattori che hanno contribuito sono il fatto che abbiamo la popolazione più anziana d’Europa, che in Italia si invecchia male (la popolazione anziana ha molte malattie) e che abbiamo frequenti relazioni con gli anziani e li facciamo vivere con noi. Quanto ai dati economici, aspettiamo l’ultimo trimestre ma non sono così negativi. Teniamo conto anche che siamo stato il primo paese in cui è scoppiata la pandemia in modo così incisivo. Primi nel mondo occidentale abbiamo dovuto elaborare soluzioni e proposte che non ci ponevano in condizioni di riprodurre quelle attuate altrove come per esempio in Cina“.

Come agire sulla crisi sociale?

Oltre al blocco dei licenziamento e alla proroga della cassa integrazione, “dopo marzo 2021 dovremo affrontare uno scenario molto preoccupante. Fino a qui abbiamo costruito una cintura di protezione sociale che più o meno sta funzionando dato che abbiamo scongiurato il licenziamento per circa 600 mila lavoratori. Interverremo sugli ammortizzatori sociali e per rendere più incisive le politiche attive del lavoro, mercato che si preannuncia molto critico“.

Le misure per il sud Italia

A chi gli ha chiesto se sono in programma interventi a favore del meridione, Conte ha citato lo sgravio di fiscalità fino al 2029 e il rinnovo del credito d’imposta per gli investimenti al sud fino al 2022. “Nel piano del Recovery Fund ci saranno significativi investimenti per le infrastrutture del mezzogiorno tra cui la Salerno-Reggio Calabria e la Palermo-Catania-Messina. Ci saranno poi progetti per la transizione digitale che investiranno prepotentemente il sud Italia“.

La delega ai Servizi Segreti

Il Premier ha ribadito di non voler delegare i Servizi Segreti e spiegato che “la legge del 2007 attribuisce al Premier la responsabilità politica e giuridica sulla sicurezza nazionale. Che mi avvalga o meno della facoltà, io comunque ne risponderei comunque perché ci sono funzioni non delegabili. A garanzia dell’agire c’è comunque il COPASIR, organismo parlamentare composto da tutte le forze politiche che, essendo garante, è presieduto da un esponente dell’opposizione. Quindi chi chiede a me di dover delegare, deve spiegare perché dato che non mi posso liberare dei poteri che la legge mi dà“.

Le legge elettorale

A chi gli ha chiesto pensi di cambiare il Rosatellum, Conte ha affermato che “prenderò un’iniziativa in questa direzione. Avevo raccolto le richieste della maggioranza per cambiare l’attuale legge elettorale con un’altra che, rispetto al taglio dei parlamentari, garantisca una rappresentanza effettiva“.

Stato di emergenza

Prorogheremo lo stato di emergenza fino a quando sarà necessario per mantenere i presidi della Protezione Civile che ci consentono di gestire la situazione. Ciò non significa che facciamo saltare l’assetto costituzionale ma che saremo in grado di agire più tempestivamente“.

La crisi libica

Non abbiamo mai dismesso l’attenzione verso questo dossier. Da tempo lavoriamo per la stabilizzazione del paese superando logiche militari e interferenze esterne. Ora dobbiamo incoronare il nuovo rappresentante speciale per la Libia. Il processo rimane fragile ma gli obiettivi sono chiarissimi: una Libia unita, autonoma e indipendente. Lavoreremo nel quadro dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica. A Biden ho già richiamato l’importanza degli Stati Uniti nel Mediterraneo“.

Il reddito di cittadinanza

Guardando gli indici della povertà, l’impatto di questa misura c’è e si vede. In un paese che ha come obiettivo l’inclusione sociale e non solo la modernizzazione, non è possibile lasciare ai margini persone che non possono nemmeno comprarsi i mezzi di sostentamento. Sono consapevole che la misura può essere migliorata per cercare di agganciare meglio i percettori al lavoro e rafforzare i centri per l’impiego.

La guerra in Etiopia

Il corno d’Africa è una priorità della politica estera italiana. Abbiamo legami storici che ci legano a quell’area e una grande attenzione. Sin dall’inizio della crisi della regione etiopica ho manifestato la nostra preoccupazione al primo ministro. Siamo in costante contatto con lui e ci aggiorniamo frequentemente. Lavoriamo per un contributo italiano nell’immediata cessazione delle ostilità e il mantenimento dell’apertura di tutti i canali di dialogo internazionale. Cercheremo di fornire sia assistenza materiale che per evitare che gli sviluppi portino ad una crisi umanitaria”.

Il rapporto tra Stato, Regioni e parti sociali

Per quanto riguarda il rapporto con le parti sociali devo dire che tutti hanno svolto il loro ruolo con senso di responsabilità e si sono predisposti per elaborare protocolli di sicurezza che hanno consentito di riaprire le fabbriche in sicurezza. Quanto alle regioni, se non si fosse trovata una sintesi il paese sarebbe andato a rotoli. Nonostante il nostro sistema preveda che alcuni comparti della sanità siano in mano alle amministrazioni regionali, siamo riusciti a collaborare e varare delle misure pur nella varia articolazione dei livelli istituzionali”.