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Vaccino Covid, Sileri: "Se non raggiungeremo i numeri auspicati, prenderemo misure più rigide"

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In un'intervista a Notizie.it, il viceministro Sileri sottolinea l'importanza di rispettare il piano vaccinale e ammette: "La pandemia ha messo in evidenza lacune e carenze del nostro sistema sanitario".

Il 2020 che il Time ha definito come “l’anno peggiore di sempre” (almeno per chi è nato dopo il ’45) si è concluso con l’inizio della campagna di vaccinazione in tutt’Europa e con la fine si spera di un incubo che ha sconvolto le vite di tutti. Per l’Italia sarà la più grande campagna di massa mai affrontata e l’immane sfida di vaccinare almeno il 70 per cento della popolazione, per ottenere la cosiddetta “immunità di gregge” (espressione pessima, meglio “immunità di gruppo o di comunità”).

Con la consapevolezza che per ora non sappiamo quanto durerà l’immunizzazione ottenuta con il vaccino. Proteggere quindi almeno 42 milioni per avere degli effetti immediati sulla comunità, una scelta libera e personale di ciascuno che assume il significato di un atto politico in difesa del bene comune.

Il vincolo dell’obbligatorietà non è infatti previsto dalla Costituzione se non attraverso una disposizione di legge. In Francia secondo un sondaggio uno su due non intende vaccinarsi, in Italia gli operatori sanitari contrari al vaccino sarebbero stimati in due su dieci, nella provincia di Bolzano per ora il 40% degli operatori sanitari non ha dato la propria adesione alla campagna, in Spagna si aprirà un registro per chi rifiuta il vaccino.

La sottosegretaria Zampa ha dichiarato che il vaccino dovrebbe essere la precondizione per chi lavora nel pubblico (insegnanti, sanitari) ma intanto a Roma ci sono stati i primi procedimenti disciplinari nei confronti di tre medici contrari al vaccino anti Covid. Indecisi, no vax, negazionisti: posizioni che in un mondo capovolto sono scettiche nei confronti della scienza in un Paese che ha mietuto 73.604 morti, a oggi.

Il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, dichiara sul tema a Notizie.it: “È giusto avere un approccio improntato alla volontarietà. Mi sembra inevitabile, però, che se nell’arco di qualche mese non saranno stati raggiunti i numeri auspicati, andranno prese misure più rigide. I sondaggi che ho letto su tecnici e infermieri riluttanti, o peggio ancora sul personale medico, credo lascino il tempo che trovano. Sono certo che l’adesione per quelle categorie sarà totale, o quasi. Altrimenti proprio non si capisce perché avrebbero scelto quel mestiere”.

Per la serie “quei figuri di tanti anni fa”, non potevamo farci mancare nel vax day tra proclami ufficiali, video e propaganda, l’esibizione vaccinale del presidente di una regione, con tanto di foto ricordo a favore dei social. La prima volta della caricatura di un comico (se non fosse una tragedia), dopo che per settimane si era ripetuto, giustamente, solo personale sanitario, ospiti delle rsa, over 80.

Il presidente De Luca – dice Sileri – al pari di moltissimi esponenti politici di molti altri paesi, ha deciso di fare il vaccino subito per dare un esempio e un messaggio rassicurante ai cittadini. Lo ha fatto certamente in buona fede. Avrebbe dovuto però coordinarsi con gli altri governatori regionali perché così facendo ha ingenerato critiche e mostrato poco coordinamento. C’è un altro messaggio, infatti, che gli italiani debbono recepire, oltre a quello di aderire in massa al vaccino: è necessario rispettare le priorità individuate, che coinvolgono innanzi tutto il personale sanitario, poi chi è ospite di Rsa, quindi gli anziani e le categorie fragili. Dobbiamo, cioè, aspettare il nostro turno. Io lo farò”.

La Commissione europea è stata tuttavia criticata per avere acquistato troppo poco e troppo tardi da Pfizer-BioNTech, il primo vaccino approvato dalle autorità di regolamentazione e disponibile, e di essersi affidata inizialmente ai produttori “in ritardo”: 300 milioni di ordine con l’azienda francese Sanofi, che ha posticipato di molto a causa dei risultati delle sperimentazioni, e soprattutto i 400 milioni prenotati con Oxford-AstraZeneca, i cui tempi di approvazione da parte dell’Ema, l’ente europeo per i farmaci, sono decisamente slittati.

L’Ue ha tuttavia garantito una prima consegna simbolo per tutti: 9750 dosi. Una svolta storica per chi crede nella federazione politica europea, non dimenticando che proprio a inizio pandemia c’erano i blocchi sulle esportazioni di materiale sanitario e il tentativo di gestire la crisi su base nazionale. Ma la Germania, consapevole delle critiche, dell’esigua disponibilità al momento e soprattutto incapace di contenere l’epidemia in questa fase, ha proceduto all’acquisto di 30 milioni di dosi BioNTech per via bilaterale. Accordi bilaterali che secondo il premier Conte sarebbero vietati dal contratto europeo. Così, proprio in queste ore il commissario Arcuri sta correndo ai ripari cercando di acquistare dosi vaccinali da piattaforme alternative, mentre la stessa von der Leyen annuncia altri 100 milioni di dosi Pfizer-BN.

Noi rispetteremo l’accordo stipulato dai paesi dell’Unione Europea – risponde Sileri – che destina all’Italia il 13,5% delle dosi disponibili, ma vigileremo attentamente perché il numero di dosi prospettato venga effettivamente distribuito e monitoreremo con attenzione l’iter di approvazione degli altri vaccini, dopo quello di Pfizer-BionTech. Se ci saranno variazioni di rilievo rispetto a quanto previsto, non escludo che ci possano essere cambi di strategia per tutelare i nostri cittadini: in ogni caso attenderei prima di criticare la Germania, che sono convinto si stia muovendo nella cornice dell’accordo europeo”.

La battaglia politica per i vaccini, il vero oro del 2021, si spiega col fatto che essere spediti nella vaccinazione di massa potrebbe salvare vite umane. La macchina organizzativa italiana sarà una delle sfide più complesse. Nella prima fase si prevede di proteggere 6,5 milioni di persone, pochi ma fondamentali perché categorie a rischio (personale sanitario, ospiti rsa, over 80).

La seconda rischia di presentare criticità conosciute, domande senza ancora risposte e l’ennesimo pasticcio Governo-Regioni. Dalle piste dell’hub di stoccaggio di Pratica di mare, i vaccini saranno distribuiti alle 21 regioni, che al momento però non hanno né un piano né un budget per la seconda fase e per i gazebo a forma di primula. Sarà anche carina l’idea della rinascita con un fiore, ma forse sarebbe stato più importante avere tempi e luoghi definiti.

Poi ci sono le carenze croniche del personale sanitario: il bando (ormai scaduto) dovrebbe assumere 3mila medici e 12mila infermieri, ma sono tutte persone da formare per le vaccinazioni. Manca il personale, dopo gli ospedali non sono stati approntati centri vaccinali, non c’è un sistema informatico di monitoraggio. Ma ora sul sito del governo è disponibile un report aggiornato in tempo reale sul numero dei vaccinati.

Sul capitolo vaccini dovremo essere inappuntabili – dice Sileri – Non mi nascondo dietro a un dito: la pandemia ha messo in evidenza lacune e carenze del nostro sistema sanitario ereditate da anni e anni di tagli e inefficienze. Per mesi abbiamo fatto di necessità virtù elaborando un meccanismo che arginasse il contagio senza bloccare tutte le attività, ma sul vaccino serve la massima efficienza e la collaborazione di tutti per arrivare a una protezione di gregge nel più breve tempo possibile”.

A proposito, ora che è finito l’anno che ci ha tolto il respiro (in tutti i sensi: economico, sociale, biologico), ci ricorderemo che abbiamo avuto il più alto numero di vittime dalla fine della seconda guerra mondiale? Persone andate via senza un saluto, isolate nella fine, medici e infermieri caduti in servizio, famiglie spezzate. Faremo qualcosa per i familiari delle vittime? O come spesso avvenuto in questo Paese preferiremo ignorare?

Viene in mente l’adorato Camus delle letture giovanili: “Il male presente nel mondo viene quasi sempre dall’ignoranza. Il vizio più desolante è l’ignoranza che crede di sapere tutto e si concede per questo il diritto di uccidere”. Buon anno.