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Governo Conte, l'Ufficio di programma non pubblica aggiornamenti dal 15 luglio

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L'Ufficio di programma del Governo, che ha il compito di fornire aggiornamenti sull'azione dell’esecutivo in merito all’emanazione dei decreti attuativi, non aggiorna i file da 6 mesi.

Trasparenza. Mai come in questa fase è una parola che dovrebbe riecheggiare in tutti gli ambiti: accompagnata da due aggettivi, piena e totale. La trasparenza dovrebbe infatti essere la stella polare dell’azione del governo.

Lo ha mostrato, con un potente carico di simbolismo, anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel discorso di fine anno: il Quirinale come uno spazio aperto ai cittadini. Il Capo dello Stato non era, come di consuetudine, chiuso nel suo ufficio. Un esempio, insomma. Invece che succede sul piano dell’esecutivo? Riunioni nottetempo, Consigli dei ministri sospesi, su tutti quello sul Recovery fund incagliato nelle tensioni tra Conte e Renzi, bozze che alimentano la confusione, generando ulteriore allarme tra i cittadini.

Uno degli esempi è stato il caso della riapertura delle scuole: fino a qualche ora prima del ritorno in classe, almeno ipotetico, migliaia di genitori, studenti e finanche insegnanti non avevano precise informazioni in merito. Un problema di comunicazione, certo. Ma anche di trasparenza nella gestione della cosa pubblica. Perché un’informazione cristallina è parte integrante dell’amministrazione. Si dirà: ma la situazione è emergenziale, bisogna avere comprensione. Può essere vero in parte. Tuttavia, la comprensione non deve tramutarsi in indulgenza perpetua.

Tra le mancanze del capitolo trasparenza c’è poi il letargo in cui è piombato l’Ufficio di programma del governo, che ha il compito di fornire aggiornamenti sull’azione dell’esecutivo in merito all’emanazione dei decreti attuativi. L’ultimo file disponibile risale al 15 luglio 2020. Praticamente sei mesi fa. In mezzo ci sono stati decreti e provvedimenti importanti, dal Dl Ristori alla Manovra economica. I documenti, in alcuni casi, sono al momento irreperibili. Il motivo andrebbe chiesto direttamente agli uffici di Palazzo Chigi. E se si tratta di un disguido tecnico, la giustificazione è debole: va avanti da troppi giorni per essere accettabile.

Ma di cosa stiamo parlando nel dettaglio? Di una questione che sembra tecnica, ma non lo è affatto: ha un impatto diretto sulla vita degli italiani. Sul sito preposto sono introvabili delle informazioni di grande rilevanza, come la possibilità di leggere quali decreti attuativi siano stati (o non) emanati dai vari Ministeri. Questi provvedimenti sono essenziali per attuare, appunto, le normative approvate nei vari testi: sono il cosiddetto secondo tempo delle leggi, la fase che le fa effettivamente entrare in vigore.

In tanti casi, infatti, il corpaccione dei decreti rimanda ai provvedimenti attuativi. Senza di essi, in estrema sintesi, tante leggi esistono solo sulla carta. Spesso, come raccontano numerosi articoli, si tratta di milioni di euro bloccati proprio perché manca il decreto che spieghi il meccanismo normativo. Interi pacchetti di fondi incastrati nella macchina burocratica.

Per questa ragione i cittadini devono avere la possibilità di consultare lo stato dell’arte dell’azione governativa. È un ineludibile principio di trasparenza, perché il lavoro dell’esecutivo non è fatto solo di conferenze stampa che magnificano il contenuto delle misure adottate. Ci sono interventi legislativi da completare sotto il profilo tecnico e da mettere a disposizione nelle apposite banche dati. E devono essere banche dati accessibili, pubbliche e in tempo reale. Negli ultimi giorni, da almeno una settimana, questo accesso real time è impossibilitato.

Nell’apposita sezione si inseriscono le stringhe di domanda per portare avanti la ricerca, ma l’unica risposta è “nessuna risposta”. Per carità, c’è il Covid e le difficoltà che comporta la pandemia. Ma il funzionamento dell’ufficio di programma del governo è un punto imprescindibile per qualsiasi esecutivo, una conquista sul pianeta della trasparenza.

Del resto c’è un segnale che fa temere un arretramento su questo aspetto: i dati sull’attività dei precedenti governi, fino a qualche settimana fa a portata di clic, sono nascosti. Non proprio la celebrazione della possibilità di avere una cittadinanza informata.