> > Crisi di governo, incerta la maggioranza al Senato: l'Udc si sfila

Crisi di governo, incerta la maggioranza al Senato: l'Udc si sfila

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Si allontana per il governo la possibilità di trovare numeri sufficienti a formare una nuova maggioranza in Senato: giunto anche il no dell'Udc.

Nonostante le più rosee premesse sembra essersi ufficialmente impantanata la ricerca dei parlamentari “costruttori” che avrebbero potuto fornire al governo una maggioranza assoluta al Senato. Nelle ultime ore sono infatti giunti i no sia dell’Udc che di Clemente Mastella, il quale ha rinunciato a fare da mediatore per risolvere la crisi di governo scaturitasi dopo l’abbandono di Matteo Renzi. La maggioranza necessaria di 161 senatori sembra a questo punto sempre più lontana, anche se all’orizzonte campeggia l’ipotesi di un governo a maggioranza semplice.

Governo, a rischio la maggioranza al Senato

Dopo tre giorni di trattative si può dichiarare dunque ormai svanita la possibilità di una sponda democristiana che vada in soccorso del governo. In una nota ufficiale, gli esponenti della componente parlamentare legata all’Udc hanno infatti dichiarato: Non ci prestiamo a giochi di palazzo e stiamo nel centrodestra. […] I nostri valori non sono in vendita”. Inutile quindi la formazione del gruppo di senatori Maie – Italia23, che pareva essere l’embrione di una futura formazione di “contiani responsabili”.

Uno scenario desolante, a seguito del quale anche Clemente Mastella ha deciso di gettare la spugna: “Io tentavo di mettere mattoni, altri di toglierli, e quindi se la vedessero loro”. Una rinuncia, quella del sindaco di Benevento, dettata probabilmente anche dalla lite social tra lui e il leader di Azione Carlo Calenda, che ha rivelato come Mastella gli avesse offerto l’appoggio del Pd alla sua candidatura a sindaco di Roma in cambio del sostegno al governo dei suoi parlamentari.

Linea condivisa nell’esecutivo

L’unica cosa su cui l’esecutivo sembra essere certo è la chiusura a ogni tipo di rapporto con Matteo Renzi e Italia Viva, lasciando quindi sfumare ogni possibilità di riappacificazione. A seguito della riunione tra i vertici del M5s è stata infatti stabilita: L’impossibilità di qualunque riavvicinamento con Renzi, che ha voluto lo strappo nonostante i nostri parlamentari avessero lavorato bene su tanti progetti”.

Dello stesso parere anche il Pd, che punta il dito contro il suo stesso ex segretario accusandolo di aver creato: “Condizioni sempre più difficili per garantire un governo adeguato al Paese in una situazione di emergenza, rischiando di aprire scenari imprevedibili. Ora per garantire una piena trasparenza si vada nelle sedi appropriate, quelle parlamentari, dove tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità per salvaguardare gli interessi del Paese”.