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Crisi di governo, Conte dà le dimissioni: cosa succede ora?

Giuseppe Conte

Il futuro del governo italiano dopo le dimissioni di Giuseppe Conte: all'orizzonte una serie di passaggi istituzionali.

Giuseppe Conte ha dato le dimissioni dal ruolo di presidente del Consiglio. Il futuro del governo sarà presto caratterizzato da una serie di passaggi istituzionali volti a dare un nuovo volto alla politica italiana. Chiariamo subito la situazione. Precisiamo come nel momento in cui il presidente della Repubblica riceve le dimissioni da parte del premier uscente può decidere, dopo le opportune consultazioni con i gruppi parlamentari, il conferimento di un mandato esplorativo a un personaggio istituzionale o, in alternativa, dare il mandato (pieno o esplorativo che sia) al medesimo presidente uscente, per la creazione di un nuovo governo. È poi prevista un’ulteriore possibilità: avviare proprie consultazioni al Quirinale: con il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, i presidenti delle Camere e i rappresentanti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato.

Governo, Conte ha dato le dimissioni

Giuseppe Conte si è dimesso dopo mezz’ora di colloquio con il presidente Sergio Mattarella. Quest’ultimo si è riservato di decidere invitando l’esecutivo a restare in carica per sbrigare gli affari correnti. A partire dal prossimo 27 febbraio inizieranno le consultazioni per dare vita a un nuovo governo. Questo fino al giuramento di un nuovo esecutivo da parte del presidente della Repubblica.

Gli step post-dimissioni

Dopo le dimissioni di Giuseppe Conte, consultazioni a parte, dobbiamo precisare come gli affari correnti saranno sbrigati dal governo uscente. Inoltre, durante la crisi di governo, in mancanza del rapporto fiduciario, tutta l’attività parlamentare subisce uno stop, a eccezione di alcuni atti urgenti come la conversione dei decreti legge prossimi a scadere. Dal punto di vista giudiziario, secondo quanto previsto dalla riforma della legge sull’Ordinamento giudiziario del 2005, entro il ventesimo giorno dalla data di inizio di ogni anno giudiziario, il ministro della Giustizia è tenuto a informare le Camere circa l’amministrazione della giustizia nell’anno precedente. Il resoconto è da ritenere propedeutico all’inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione.