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Le Marche e il no all'aborto: "Via la pillola Ru486 dai consultori"

Aborto Marche no pillola Ru486

Il centrodestra nelle Marche complica le pratiche per l'aborto e dice no alla pillola Ru486 nei consultori.

Anche nelle Marche, come in Umbria, le donne che vorranno ricorrere all’aborto farmacologico con la pillola Ru486 non potranno recarsi in consultorio. È questo quanto è stato deciso nel consiglio regionale del 26 gennaio con il centrodestra, che guida la Regione con Francesco Acquaroli. Il rappresentante di Fratelli d’Italia ha rigettato la mozione presentata dal Pd che chiedeva appunto che il farmaco venisse somministrato anche fuori dagli ospedali, così come previsto dalle linee guida del Ministero della Salute. Così non è stato, ma anzi l’incontro tra gli eletti regionali si è trasformato in un vero e proprio dibattito sull’aborto.

Aborto, nelle Marche no alla pillola Ru486

La consigliera del Pd, Emanuela Bora, promotrice della mozione, ha parlato della necessità di portare avanti questa battaglia per il diritto all’aborto. Dall’altra il capogruppo di Fratelli d’Italia, Carlo Ciccioli, ha definito questo lotta della sinistra come una priva di senso nel 2021: La battaglia da fare oggi è quella per la natalità, non c’è ricambio e non riesco a condividere il tema della sostituzione cioè che siccome la nostra società non fa figli allora possiamo essere sostituiti dall’arrivo di persone che provengono da altre storie, continenti, etnie, da altre vicende”.

È invece poi l’assessore alla Sanità, Filippo Saltamartini, a chiarire che malgrado le linee guida del ministero della Salute indichino una strada diversa da quella intrapresa dalla Regione Marche, queste non devono essere necessariamente applicate in quanto “le linee guida non modificano l’impianto”. Anche l’assessore alle Pari Opportunità, Giorgia Latini, si è dichiarata fortemente contraria all’interruzione di gravidanza e ha fatto consegnare ai pro aborto circa 1450 pannolini per bambini.