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Conte torna a fare il professore in Università? Gli scenari possibili

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Conte torna a fare il professore in Università? Le alternative possibili per l'avvocato del popolo.

Il professor Giuseppe Conte gode di questo titolo in quanto docente ordinario di diritto privato presso il Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Firenze. Finito il suo periodo da Presidente del Consiglio, è arrivato per l’avvocato del popolo il momento di pensare al proprio futuro e decidere se tornare a fare il professore in Università oppure dar agio alle grande popolarità raggiunta in questi mesi e continuare il proprio percorso in politica, con un suo partito o come guida della coalizione giallo – rossa composta principalmente dal M5s e dal Pd.

Conte torna a fare il professore?

Di sicuro nel suo vecchio ateneo lo attendono a braccia aperte, come testimoniato dal rettore Luigi Dei che alla Repubblica ha sottolineato come Conte abbia dimostrato “grande competenza e precisa statura morale”. In base alla legge 383 del 1980, un docente che assume la carica di Presidente del Consiglio entra in aspettativa obbligatoria, per cui ora che il suo mandato è cessato verrà in maniera automatica reintegrato nel corpo docenti e dal prossimo 22 febbraio, data di inizio del nuovo semestre, potrebbe essere di nuovo in cattedra.

La possibilità dunque c’è ed è molto concreta, anche se sembra molto strano immaginare che dopo aver guidato il Paese in un momento così difficile, Conte possa tornare a fare lezione all’Università, tra l’altro in Dad. Anche dal discorso d’addio pronunciato nella giornata di ieri, 4 febbreio, fuori da Palazzo Chigi, il Presidente del Consiglio dimissionario ha fatto intendere che la sua carriera politica è all’inizio di una fase. Tutto sta in quella frase detta agli “amici del MoVimento” nella quale ha ricordato loro che lui c’è e sopratutto ci sarà. Una nuova era dei grillini che con Conte al comando potrebbero definitivamente assumere la struttura di un vero partito orientato, come dice spesso lo stesso Presidente del Consiglio uscente, ad uno sviluppo sostenibile secondo quelli che sono i principi europeisti, socialisti e liberali.

Conte: il ruolo nell’alleanza

In questo discorso entra anche il ruolo che Conte ha assunto nell’alleanza giallo – rossa – che lo stesso spera possa diventare strutturale – con il Pd e le altre forze di centrosinistra. Lui è consapevole di esserne il punto di equilibrio, gli altri sanno che rompendo perderebbero voti a scapito di un’eventuale nuovo partito del Premier uscente che rosicchierebbe consensi sia al Pd che al M5s. Conte ora ha tempo per poter pensare al proprio futuro, un tempo concessogli dal tanto odiato Matteo Renzi, autore della crisi, che ha portato a Draghi, ma che forse non è riuscito nel compito di distruggere politicamente Conte così come in passato aveva fatto con Enrico Letta. Il “Giuseppi stai sereno” questa volta potrebbe non aver funzionato.