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L'ex moglie di Cingolani chiarisce la vicenda Iit: "Non ci ho guadagnato niente"

roberto cingolani rosaria rinaldi

Rosaria Rinaldi, ex moglie del ministro alla transizione ecologica Roberto Cingolani, smentisce le accuse di favoritismo: "Ho solo fatto il mio lavoro".

“Il nostro rapporto personale è finito nel 2000, non ero la moglie di Cingolani ma una collega come tante altre“. Inizia così la nostra intervista a Rosaria Rinaldi, Professore ordinario di Fisica della Materia presso il Dipartimento di Matematica e Fisica “Ennio De Giorgi” dell’Università del Salento a Lecce. La prof.ssa Rinaldi, già responsabile della commessa CNR “Nanotecnologie per la scienza della vita”, è la ex moglie del neo ministro alla transizione ecologica Roberto Cingolani.

“Io non sono stata nè direttrice, nè responsabile di alcun centro, mi riferisco al National Nanotechnology Laboratory poi confluito nel Cnr-Istituto Nanoscienze” ha precisato, in relazione alle polemiche sollevate sul passato lavorativo di Roberto Cingolani che la vedono protagonista nell’intreccio di nomine legate alla direzione del laboratorio per le Nanotecnologie di Lecce.

“Non ho mai avuto nessun ruolo di gestione di comando nè locale, nè centrale di quel centro” ha sostenuto, in contrapposizione alla tesi secondo cui la stessa avrebbe ricoperto ruoli chiave all’interno della struttura.

“Sono stata solo responsabile scientifica di una convenzione di ricerca tra Infm, Cnr e Iit, che è ben altro, su tematiche di ricerca di cui mi occupavo e di cui ancora mi occupo. All’epoca ero una delle poche persone in Italia, forse l’unica occupata su quelle tematiche anche all’interno delle commesse (i grandi filoni di ricerca) del Cnr. Si è trattata di una responsabilità puramente scientifica e non di una direzione di un centro” ha concluso.

A proposito delle vicende legate alla collaborazione che si era instaurata nel 2005 tra l’Iit e Nnl, un’operazione che aveva mosso circa 3,5 milioni di euro di fondi pubblici, Rinaldi chiarisce “Bisogna ricostruire la storia. L’Iit era partito in sordina. C’era questo grande progetto voluto da Tremonti e Grilli, la grande idea che portava alla nascita dell’Istituto Italiano di Tecnologia: si erano trovati dei fondi sotto il Ministero del Tesoro e non del Miur, ed era stata riconosciuta la capacità strategica del Prof. Cingolani nel portare avanti questo tipo di iniziative dato che in maniera pionieristica aveva fondato l’Nnl”.

L’ex moglie di Roberto Cingolani ha poi sottolineato alcuni passaggi, utili a comprendere la natura della convenzione che era intercorsa tra i due laboratori: “All’epoca però non c’era l’Istituto, non c’era ancora la sede, non c’era proprio neanche il building, la costruzione, non c’era niente. Per poter partire bisognava iniziare con la ricerca. Le attività di ricerca erano state identificate dal professore come promettenti per gli investimenti futuri e per farle confluire nell’Iit che stava nascendo. Un’idea che ha sempre portato avanti il professor Cingolani, che io condivido, era che prima bisognava dimostrare di essere bravi e poi ci si faceva dare i soldi. Il fatto di avere questi centri, ce n’erano 5 o 6 di sedi in Italia, su tematiche di ricerca diversa era perché bisognava formare il personale, giovani ricercatori, dottorandi e iniziare a lavorare su queste linee strategiche che poi sarebbero tutte confluite nell’Iit, come poi è stato tra l’altro. Molti dei ragazzi formati da me nell’ambito di quella convenzione sono andati a lavorare all’Iit e sono ancora lì.

Sulle accuse che sono state mosse nei suoi confronti e che alludono a un certo “favoritismo” da parte del neo ministro verso il laboratorio che lo stesso aveva fondato e in cui la professoressa svolgeva l’attività di ricerca e formazione, la Rinaldi ha risposto: “Penso di aver portato bene avanti la missione che mi era stata affidata, senza nessun ritorno a livello personale. Io non ci ho guadagnato niente, ho fatto il mio lavoro di ricercatrice e formatrice come tutt’ora faccio. Quando c’è una convenzione c’è un interesse da ambo le parti, io sono entrata in gioco perché quelle erano le mie tematiche all’epoca”.

Sulla questione legata alle assunzioni in Iit dei Barbieri, rispettivamente il marito e il figlio della babysitter (il primo come tecnico di laboratorio, il secondo come categoria protetta) della famiglia Cingolani, Rosaria Rinaldi ha dichiarato: “Barbieri non è stato uno dei miei studenti, ha lavorato al centro Iit di Lecce (ad oggi Cbn) come tecnico. Quella figura è esule dalla professione scientifica. Non c’entra assolutamente niente con la ricerca in sè. I miei figli avevano una babysitter, ma questi incarichi sono arrivati dopo, quando la moglie di Barbieri non era più nella mia famiglia. Di questa storia sinceramente non so niente. Posso dirle che io non formavo il personale tecnico-amministrativo, il mio lavoro era formare scienziati”.

Sulla nomina di Cingolani a ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare nel governo Draghi, ha commentato: “Lui è sempre molto più avanti, è una persona proiettata nel futuro e che riesce a vedere e prevedere in maniera quasi impressionante quali sono gli sviluppi, le idee e le innovazioni su cui si deve puntare. Non ho mai conosciuto una persona come lui, ha dimostrato negli anni di saperci fare in questo campo. È un visionario in senso positivo, lui conosce la strada giusta per il futuro. Credo possa fare un buon lavoro, soprattutto se appoggiato da chi gli sta intorno. Non è mai stato legato a un partito. Non voleva essere di nessun colore. Lui mi diceva che se noi facciamo l’innovazione e abbiamo le idee per portare avanti il paese, qualsiasi partito sarebbe dovuto venire da noi e giustamente ha sempre avuto ragione”.