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M5s, Conte pronto a far causa a Davide Casaleggio

M5s Conte causa Casaleggio

Conte pensa ad una causa contro Casaleggio: la situazione tra M5s e Rousseau è ai minimi storici.

L’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha il compito di riorganizzare il MoVimento 5 Stelle e di redigerne uno nuovo Statuo e un codice etico che consenta alla forza politica di superare definitivamente le crisi e le spaccature nate nel corso di questa legislatura. I problemi per Conte però non mancano e forse il più grande è rappresentato dal presidente dell’Associazione Rousseau, Davide Casaleggio, nonché figlio del co-fondatore del M5s Gianroberto. Dalla piattaforma infatti farebbero ostracismo a Conte che vorrebbe indire delle votazione online, ma dall’Associazione sarebbe arrivato un no secco per via degli arretrati che molti degli eletti del M5s hanno ancora da pagare. Si tratta di una cifra complessiva di circa 450mila euro, che però raramente verranno incassati da Rousseau in questa fase e dunque sembra essere una presa di posizione per cercare di indebolire il MoVimento visto che Casaleggio nel nuovo scacchiere non dovrebbe affatto avere un ruolo centrale nell’organigramma. Ecco dunque che, come riferito da La Stampa, Conte sentito il parere di alcuni suoi colleghi avvocati, sarebbe pronto a far causa a Casaleggio e l’associazione.

M5s, Conte e la causa a Casaleggio

Uno strappo netto, che fa male a Beppe Grillo profondamente legato alla figura di Gianroberto, e agli elettori più affezionati al primo MoVimento 5 Stelle, ma fin qui ogni tentativo di accordo sarebbe stato evaso dal presidente di Rousseau. Caseleggio avrebbe dalla sua parte l’articolo 1460 del codice civile che dice che “nei contratti con prestazioni corrispettive ciascuno dei contraenti può rifiutarsi di adempiere la sua obbligazione, se l’altro non adempie la propria”. Gli eletti M5s essendo morosi non avrebbero dunque nessun diritto di votare sulla piattaforma.

Conte ha invece dalla sua il fatto che tra Rousseau e i Cinque stelle non vi sia alcun contratto firmato, ma solo un accordo di fatto. Ecco dunque che il versamento previsto di 300 euro mensili alla piattaforma da parte degli eletti, non è incluso in un contratto con l’associazione Rousseau, ma un patto che il parlamentare stringe con il Movimento. Situazione dunque molto delicata che toglie lo strumento di democrazie diretta tanto caro ai 5 Stelle e che rallenta, e non poco, il lavoro di ricostruzione di Conte che spera comunque di poter presentare tutto dopo Pasqua.