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Porta del sole di Tiwanaku: antico calendario astronomico

Porta del sole di Tiwanaku: antico calendario astronomico

Se ci mettiamo davanti alla Porta del Sole di Tiwanaku, all'inizio della primavera, vedremo il sole sorgere proprio sopra la metà della porta stessa.

Le civiltà pre-colombiane del continente americano sono così chiamate in quanto sorsero prima della scoperta dell’America, avvenuta nel 1942, da parte di Cristoforo Colombo. Ognuna di queste civiltà aveva caratteristiche in comune. Ad esempio, erano sedentarie, praticavano l’agricoltura, erano organizzate in città e possedevano una gerarchica sociale. Molte di queste, però, si trovavano già in decadenza al momento dell’arrivo degli europei. Altre, invece, erano ancora vitali. Ma soltanto poche di esse, come i Maya, ad esempio, tenevano dei resoconti scritti della propria storia.

Tra le molte civiltà pre-colombiane meno conosciute, in quanto scomparse prima dell’arrivo dei colonizzatori, ce n’è una piuttosto misteriosa, i cui resti hanno lasciato a bocca aperta i primi visitatori moderni. Si tratta della cultura Tiwanaku. Il suo popolo occupava il territorio che è attualmente suddiviso tra Bolivia, Cile e Perù. La capitale di questo impero si chiamava Tiwanaku ed era, molto probabilmente, una delle città più importanti dell’antico Sud America. Città che raggiunse il suo massimo splendore tra il 200 e il 600 d.C.

La città di Tiwanaku

Le suggestive e misteriose rovine della città di Tiwanaku si trovano a circa 70 km da La Paz, capitale della Bolivia, e proprio sulle sponde del lago Titicaca, a 3850 metri di altitudine. Tiwanaku, oltre a essere stata la sede del potere politico, era anche il centro spirituale dello stesso Impero. Il luogo dello spazio cerimoniale era organizzato attraverso tecniche e precisioni impressionanti. Ma era soprattutto orientato secondo i quattro punti cardinali e dotato di un complesso sistema di drenaggio che ne controllava il flusso delle acque piovane.

La Porta del Sole

Il monumento simbolo della città di Tiwanaku era la Porta del Sole, uno dei più importanti esemplari dell’arte di questo popolo antico, che venne rinvenuta all’interno del grande tempio di Kalasasaya. La Porta del Sole venne così chiamata in quanto, se ci si posiziona davanti a essa all’inizio della primavera, si può osservare il sole sorgere esattamente sopra la metà della porta stessa. Il portale, ricavato con un’unica lastra di andesite, fu ritrovato da alcuni esploratori europei a metà del XIX secolo. Giaceva a terra, spezzato. Il megalite si innalza, ad oggi, esattamente nel medesimo punto in cui venne scoperto. Ma la sua posizione originaria resta tuttora incerta. Come incerte sono le interpretazioni date ai misteriosi simboli incisi nella pietra.

I simboli

Alcuni storici credono che la figura centrale collocata sulla parte alta della porta possa rappresentare il Dio Viracocha, creatore di tutte le cose. Altri, invece, la associano al Sole, per via della rappresentazione dei raggi che sembrano irradiarsi dalla testa stessa della divinità, munita di due scettri a forma di serpente. Attorno a questo volto, sono collocati 48 riquadri. In ognuno di essi, sono incise diverse figure alate, alcune antropomorfe e altre con la testa di condor. Molto spesso, la divinità viene anche indicata come il “Dio piangente” perché, secondo alcuni, le incisioni che emergono lungo il volto sembrerebbero lacrime. I simboli raffigurati sulla sezione trasversale, invece, potrebbero indicare un calendario astronomico. Ma anche per quanto riguarda questo aspetto, non vi è certezza.