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Pos, i costi delle commissioni non possono essere azzerati per decreto

Commissioni pagamenti digitali

Lo Stato non può azzerare le commissioni del Pos perché sarebbe incostituzionale: trasferire denaro è un servizio e bisognerebbe accordarsi con le banche

A sostenere che i costi delle commissioni legate ai pagamenti digitali non possano essere azzerati è Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi: «Trasferire denaro è un servizio e una norma di questo tipo sarebbe incostituzionale».

Si potrebbe trattare con le banche

Poiché l’obbligo di accettare i pagamenti con il Pos è un «gigantesco regalo alle banche», se si punta a incentivare l’uso delle carte a discapito del contante tutti coloro che sono per principio contrari sostengono che si debbano almeno azzerare le commissioni dei pagamenti. Ma cos’è che ostacola questa proposta? L’ente da cui ci si aspetta che venga presa una decisione simile è lo Stato. Ma lo Stato non può. Sarebbe una mossa incostituzionale disporre per decreto l’obbligo a un privato (le banche sono aziende private) di offrire un servizio in maniera totalmente gratuita. Inoltre, lo Stato fa già la sua parte, riconoscendo un credito di imposta del 30% sui pagamenti digitali a chi ha ricavi inferiori a 400mila euro. Ci sarebbe, però, tuttavia, la possibilità di trattare direttamente con le banche, molte delle quali già offrono pacchetti di credito che prevedono zero costi sulle commissioni per pagamenti inferiori a una certa cifra (generalmente non oltre 15 euro).

Il rischio di azzerare le commissioni per decreto

L’idea di azzerare le commissioni del Pos in un solo colpo metterebbe, oltretutto, in grandi difficoltà gli istituti di credito. Lo stesso Luigi Di Maio – affatto tenero nei confronti dell’universo bancario–, nel 2019 a capo del M5s, aveva avanzato la proposta di annullare i pagamenti con carta, «ma solo tramite un accordo con le banche».