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Quegli errori che La Russa non deve più permettersi

Presidente del Senato Ignazio La Russa

La Russa non può più permettersi di compiere in futuro errori simili, poiché è chiaro come sia una tattica che non porti più da nessuna parte.

La costante vera ed irreparabile degli errori in politica è la recidiva, quel fattore seriale cioè che sui temi di estrema delicatezza non abdica.

Non lo fa ed in maniera random spunta fuori come un pagliaccetto malefico a ricordarci che si, in politica dire cose inesatte a volte non è zoppia cognitiva, è un vizio provocatorio.

Oppure che è un insopprimibile istinto legato all’impossibilità di ricusare radici scomodissime. Radici come quelle di Ignazio La Russa, che non riesce a potarle neanche ora che è “albero ecumenico” in quanto Presidente del Senato, roba che dovrebbe far ombra a tutti.

Esiste una sorta di “crono” che accredita una tesi molto più pericolosa di quella che vorrebbe la seconda carica dello stato succube della mistica fascista. Ed è quella per cui Ignazio La Russa è colpevole di aver (ri)portato il dibattito politico nel bel mezzo delle analisi pelose sui valori fondanti dello Stato.

E pelose quelle analisi non lo sono perché inutili, ci mancherebbe, ma perché è inutile il loro ricomparire periodico esattamente nei momenti clou della vita pubblica della Nazione. Momenti come quello del Pnrr e della sua emendabilità in Europa come sola via per accedere alla totalità dei fondi.

Insomma, l’impressione non è proprio quella di una regia consapevole per distrarre, ma di un trend subdolo che però a distrarre ci va molto vicino, a contare il mainstream televisivo, media e social degli ultimi giorni.

Lanciare la panzana maiuscola per cui a via Rasella vennero uccisi dei “quasi pensionati” suonatori di banda e scatenare putiferio e retromarcia annessa con ukase partigiana per il 25 aprile è apparso un errore talmente marchiano che forse errore non lo era, non del tutto almeno.

Come pure “errore” imperdonabile è stato quello di rimettere in calderone la studiata ottusità dei partigiani che sul caso di specie sapevano benissimo che tipo di reazione barbara ci sarebbe stata nella Roma di via Tasso. Non era quello il binario della discussione e una cosa è cesellare scomodamente la storia, un’altra e ben altra è riscriverla.

E La Russa farebbe bene a non commetterne più di questi errori perché da Presidente del Senato lui il diritto di “fare ammuina” per farcire i talk di disquisizioni sulla barbarie nazi-fascista e smarcare Giorgia Meloni dalle sue grane empiriche lo ha perso.

Ed al suo posto ne ha acquisito un altro molto più scarno e nobile. Quello di tacere con i media se non ove chiamato ad esprimersi sulle sue strette prerogative istituzionali.

Altrimenti da errore a tattica è un attimo, e da tattica a caduta di stile è ancor meno.