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**Quirinale: la corsa al Colle, dall’intesa su De Nicola alla rottura del Patto del Nazareno** (19)

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(Adnkronos) - Le dimissioni di Napolitano arrivano il 14 gennaio del 2015, al termine del semestre italiano di presidenza Ue. Chiamato a dare le carte per la scelta del successore è indiscutibilmente Matteo Renzi, che in meno di due anni ha conquistato la segreteria del Pd e la presidenza del...

(Adnkronos) – Le dimissioni di Napolitano arrivano il 14 gennaio del 2015, al termine del semestre italiano di presidenza Ue. Chiamato a dare le carte per la scelta del successore è indiscutibilmente Matteo Renzi, che in meno di due anni ha conquistato la segreteria del Pd e la presidenza del Consiglio e ha stretto il cosiddetto Patto del Nazareno con Silvio Berlusconi, finalizzato alle riforme istituzionali e che pare contempli anche l’individuazione di un nome comune per il Quirinale.

Ancora una volta quello di Giuliano Amato sembra in grado di mettere insieme centrosinistra e centrodestra o in subordine quello di Pier Ferdinando Casini, sul quale però Renzi dubita di poter garantire la compattezza del suo partito. Ma al premier non piace neanche che sul ‘dottor Sottile’ si profili un’intesa tra D’Alema e Berlusconi. Così al momento di riunire i suoi grandi elettori, Renzi mette sul tavolo la candidatura di Sergio Mattarella, figura di spicco della Dc, passato poi nel Ppi e nella Margherita e in quel momento giudice costituzionale.

È una mossa in grado di ricompattare il Pd, anche per il solco che scava tra il leader Dem e Berlusconi, che si trova a dover subire un nome non concordato, peraltro non particolarmente gradito, visto che era uno dei ministri della sinistra Dc che nel 1990 si dimisero dal Governo Andreotti durante l’iter della legge Mammì sull’emittenza. Inevitabile di lì a poco la rottura del Patto del Nazareno. Ottenuto il sì anche di Scelta civica e Sel, occorre mettere in cassaforte anche i 74 voti centristi di Area popolare, che mantiene aperti i canali con il centrodestra e non ha digerito il no a Casini. Ma Renzi è perentorio: un partito che esprime il ministro dell’Interno, nello specifico Angelino Alfano, non può dissociarsi dalla maggioranza di governo. I voti alla fine arrivano e l’elezione di Mattarella avviene la mattina del 31 gennaio al quarto scrutinio: 665 consensi su 1009 componenti e 995 votanti. Le schede bianche sono 105, 13 le nulle, 14 i voti dispersi. (di Sergio Amici)