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Ragazze investite ed uccise a Roma, la madre di Gaia invoca la punizione per Genovese

Pietro Genovese, Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli

Ragazze investite ed uccise a Roma, la madre di Gaia da Bruno Vespa invoca la punizione per Genovese: “Non credo che il carcere italiano sia rieducativo"

Per le due ragazze investite ed uccise la notte tra il 21 e il 22 dicembre 2019 a Corso Francia a Roma la madre di una di esse, la 16enne Gaia Von Freymann, invoca la punizione per Pietro Genovese, il 21enne che pose fine alla sua vita ed a quella dell’amica Camilla Romagnoli

La madre di Gaia a Porta a Porta parla della punizione per Genovese

Il 21enne autore del duplice omicidio è libero da una settimana e Gabriella Saracino in quell’atto procedurale ci vede uno sconcio che rinnova il suo dolore, un dolore di cui ha parlato a Porta a Porta. Ha detto la Saracino: “Non credo che il carcere italiano sia rieducativo, non invoco il carcere per Pietro ma deve esserci una sorta di punizione, deve capire cosa ha fatto”. 

La punizione per Genovese in attesa della decisione sul residuo di pena, cosa ne pensa la madre di Gaia

Dal 21 ottobre scorso Pietro Genovese è tornato infatti libero dopo un anno e 7 mesi agli arresti domiciliari. Il giovane è in attesa della decisione in ordine alla modalità con cui scontare un residuo di pena di 3 anni e 7 mesi, decisione che in questi casi spetta al Giudice di Sorveglianza. Ha spiegato la donna a Bruno Vespa: “Non ho nessun senso di vendetta ma solo un senso di giustizia, anch’io credo nel recupero, questo ragazzo avrebbe bisogno di una sorta di punizione, perché capisca quello che ha fatto”. 

“Neanche una lettera di scuse”, perché la madre di Gaia invoca una punizione per Genovese

Poi la chiosa: “Il fatto che non abbia scritto di suo pugno neanche una lettera di scuse né a me né alla mamma di Camilla significa che non si è reso conto. A maggio del 2020 abbiamo saputo che i vicini di casa di Genovese hanno chiamato i carabinieri per schiamazzi, perché aveva organizzato un festino mentre era ai domiciliari”.