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Rapporto osservatorio sui Conti Pubblici: solo una parte dell'inflazione è causata dalla guerra

Osservatorio conti pubblici inflazione

Stando al monitoraggio stilato dall'osservatorio sui conti pubblici la guerra ha influito sull'inflazione solo in minima parte.

In questi ultimi mesi abbiamo visto l’inflazione crescere in modo importante a causa di fattori come il rincaro dell’energia o ancora l’avanzare dellla guerra in Ucraina. Dall’ultimo report stilato dall’osservatorio sui Conti Pubblici e guidato da Carlo Cottarelli è emerso un risultato alquanto interessante: gli effetti legati al conflitto avrebbero influenzato solo in minima parte sull’aumento dell’inflazione: La crescita dei prezzi di deteminate materie prime sarebbe avvenuto già in precedenza. 

Osservatorio sui conti pubblici: cosa emerge dal report sull’inflazione 

Secondo il monitoraggio dell’Osservatorio sui Conti Pubblici il gas era aumentato in larga parte già prima, così come il petrolio. Ciò significa che, nel caso la fine del conflitto “portasse a un ritorno dei prezzi delle materie prime a livelli pre-guerra, questi prezzi resterebbero molto più alti di quelli osservati un paio di anni fa”.

Cottarelli: “L’inflazione c’era molto prima”

Già qualche giorno fa Cottarelli aveva analizzato la questione inflazione al TgZero di Radio Capital. In quell’occasione aveva anche spiegato: 

“In parte dipende dall’andamento della guerra però l’inflazione c’era molto prima. Dopo l’inizio della guerra l’aumento di prezzi delle materie prime c’è stato ma è una frazione di quello che c’era già stato precedentemente per il gas e anche per il petrolio. Per altre cose no, l’aumento dei prezzi del frumento e del mais è stato molto influenzato dallo scoppio del conflitto, ma per le altre materie prime il grosso dell’aumento c’era già stato prima. Il che vuole dire che se anche la guerra terminasse ci potrebbe essere una riduzione dell’inflazione però non mi aspetto un rientro molto rapido, anche perché le banche centrali temendo di causare una recessione, ci stanno andando abbastanza prudentemente nell’aumentare i tassi d’interesse che sono ampiamente negativi al netto dell’inflazione”.