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Quo vado, incassi record per 50 milioni

Quo vado

"Quo Vado?": bacheche di Facebook piene di critiche sul Web, cinema pieni per vedere il film, anche a più di una settimana dalla sua uscita. Mentre tutti ne parlano, gli incassi battono il record dei 50 milioni. La trama è molto semplice, ma ricca di spunti. Checco è legato al suo posto fisso e ...

“Quo Vado?”: bacheche di Facebook piene di critiche sul Web, cinema pieni per vedere il film, anche a più di una settimana dalla sua uscita. Mentre tutti ne parlano, gli incassi battono il record dei 50 milioni.
La trama è molto semplice, ma ricca di spunti. Checco è legato al suo posto fisso e pensa di avere una vita fantastica, mettendo timbri per le licenze di caccia e pesca, finchè una riforma non abolisce le province. Si trova, dunque, davanti a due alternative: dare le dimissioni e ricevere una buona uscita o dichiararsi disponibile a lavorare ovunque lo mandino. La dirigente lo manda in tutte le sedi più disagiate dell’Italia, sperando che ceda e firmi la risoluzione del contratto. Il suo spirito di adattamento, ma soprattutto il suo attaccamento al lavoro lo fanno resistere fino a che non viene spedito al Polo Nord. Qui inizierà la sua nuova avventura, in un mondo completamente diverso da quello in cui è sempre cresciuto, ma per fortuna c’è Valeria che cercherà di fargli ampliare i suoi orizzonti…

Ho sempre trovato la comicità di Checco Zalone straordinaria: riesce a farti ridere a cuor leggero per più di un’ora e poi, una volta a casa, ciò che rimane è una riflessione sui difetti che ha voluto mettere in luce. In un periodo di crisi in cui bisogna attaccarsi al lavoro che si ha, anche a costo di rinunciare alla propria felicità, il paradiso del posto fisso rappresenta una realtà purtroppo vera. Checco interpreta un quarantenne che rischia di veder crollare tutte le sue certezze ed è costretto ad andare all’estero, proprio come tanti altri giovani oggi. Si ritrova in un mondo nuovo, affascinante, più “civile” e ordinato. Eppure, dopo aver criticato lo stereotipo italiano, incapace di faccende domestiche, poco aperto e poco educato, celebra con un inaspettato patriottismo la sua terra. L’autoironia mette in luce ciò che non va proprio per spronare ad accettare il fatto che non funzioni e poi a migliorarlo.