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Reddito di cittadinanza, la bozza: quando scatta il taglio dell’assegno se si rifiuta il lavoro

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Reddito di cittadinanza, novità in vista: pronta una bozza per la modifica dell'assegno. Ecco chi non sarà più idoneo a percepirlo

Il governo ha pronta una bozza che modificherà il Reddito di cittadinanza. La volontà è di vederla pronta in vista dell’approvazione della nuova legge di Bilancio.

Reddito di cittadinanza: la nuova bozza

Nella giornata di lunedì 18 ottobre ci sono stati una serie di incontri tra il ministro dell’Economia Daniele Franco e le delegazioni dei partiti a Palazzo Chigi, in vista della cabina di regia che sarà presieduta da Draghi in giornata – 19 ottobre – inerente al Documento programmatico di bilancio (Dpb).

In sede si è anche parlato di come potrebbero cambiare le regole sul sussidio per il prossimo anno. La misura varata in origine da Lega e Movimento 5 Stelle, infatti, è costata finora quasi 17 miliardi di euro, di cui 9 solo nel 2021.

Reddito di cittadinanza: le novità

L’idea del governo sarebbe di stanziare solo 8 miliardi di euro nel 2022, provando a redistribuire i fondi in modo più equo soprattutto per famiglie in difficoltà economiche e numerose. Nella pratica, si ipotizza una stretta sugli abusi e un nuovo sistema di regole per i disoccupati percettori del reddito, per fare in modo che questi accettino più rapidamente le proposte di lavoro.

Per attuare quanto detto, dovrebbe essere redatto un “decalage dell’assegno” – cioè una riduzione dell’importo del sussidio – che scatterebbe nel momento in cui il beneficiario dovesse rifiutare la seconda offerta di lavoro.

Via quota 100: rimarrà solo il reddito di cittadinanza?

In vista dell’arrivo del Documento programmatico di bilancio, il governo non sta solo pensando a come modificare e ottimizzare il rdc, ma ipotizza anche un possibile smantellamento di Quota 100 nell’arco dei prossimi due anni.

In queste ore si fa largo la possibilità che in manovra possa essere inserito un nuovo meccanismo sintetizzabile come “Quota 102”: un provvedimento transitorio che condurrà progressivamente all’interruzione della riforma simbolo della Lega nel primo governo Conte.