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Referendum costituzionale, quasi 200 giuristi sottoscrivono il manifesto per il "Sì"

Copertina di una copia della Costituzione della Repubblica Italiana

Da tempo la nostra politica italiana discute circa l'ipotesi di rinnovare la Costituzione in quanto reputata troppo "vecchia" rispetto all'ordinamento legislativo vigente. Tale progetto, fortemente voluto dall'allora governo Berlusconi, sembra avere molto seguito anche nell'attuale governo Renzi,...

Da tempo la nostra politica italiana discute circa l’ipotesi di rinnovare la Costituzione in quanto reputata troppo “vecchia” rispetto all’ordinamento legislativo vigente.

Tale progetto, fortemente voluto dall’allora governo Berlusconi, sembra avere molto seguito anche nell’attuale governo Renzi, tanto che a Roma più di 200 giuristi tra professori ordinari, associati, ricercatori e altri protagonisti della vita legislativa italiana, hanno deciso di rompere gli indugi sottoscrivendo un manifesto in un cui si dichiarano totalmente a favore del “Sì” per il Referendum relativo alla riforma costituzionale.

Tra i firmatari celebri troviamo Franco Bassinini, Tiziano Treu, Guido Enrico Tabellini, Stefano Ceccanti, Pasquale Pasquino e Salvatore Vassallo.

I giuristi hanno spiegato le loro motivazioni in un documento che le riassume in 7 punti:

  1. superare l’anacronistico bicarmeralismo paritario indifferenziato garantendo un rapporto fiduciario biunivoco tra Camera dei Deputati e Governo;
  2. far prevalere la Camera politica a discapito degli attuali procedimenti legislativi attualmente articolati secondo due modelli principali, permettendo così al Senato di richiamare tutte le leggi di modo da impedire il colpo di mano da parte della Maggioranza e lasciando l’ultima parola alla Camera;
  3. riformare il Titolo V della Costituzione, ridefinendo così i rapporti tra Stato e Regioni andando a colmare il solco della giurisprudenza costituzionale successiva al 2001;
  4. riequilibrare i poteri del Governo tramite la creazione di una serie di limiti stringenti;
  5. potenziare il sistema delle garanzie tramite il rilancio degli istituti di democrazia diretta quali le iniziative popolare sulle leggi e i referendum;
  6. semplificare le istituzioni tramite l’abolizione del Cnel e la soppressione di qualsiasi riferimento alle province quali enti costituivi della Repubblica;
  7. ridurre e contenere i costi della Politica, cominciando con il tagliare il numero di parlamentari per poi passare a porre un tetto alle spese dei consiglieri regionali, decise dai sindaci.