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Referendum indipendenza: proteste in strada, 14 arresti

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Tensione a Barcellona. Madrid continua ad essere ostile al referendum catalano, arrestando 14 esponenti del governo regionale. Il voto è previsto per il prossimo 1 ottobre.

Arresti a Barcellona

È altissima la tensione tra Madrid e Barcellona. Non stiamo parlando di calcio, ma dell’avvicinarsi del referendum catalano per l’indipendenza. Stamattina agenti della Guardia Civil hanno messo in manette Josep Maria Jové, braccio destro del vice presidente catalano. Oltre a lui, almeno altre 13 persone tra funzionari ed esponenti del governo regionale sono state arrestate.

Fra gli ultimi arrestati, anche il direttore del dipartimento di attenzione ai cittadini del governo Jordi Graell e il presidente del Centro delle telecomunicazioni Jordi Puignero.

Le perquisizioni e manifestazioni

Inoltre sono in corso delle perquisizioni della stessa gendarmeria, che è un corpo nazionale avente anche funzioni di polizia militare, negli uffici dell’esecutivo di Barcellona. A riferirlo è stato un esponente della Generalitat: “Sono entrati nei dipartimenti Affari economici, Esteri e della Presidenza dell’esecutivo regionale”.

La Guardia Civil ha poi perquisito anche gli edifici dell’ufficio delle Entrate, del Welfare e del Centro Telecomunicazioni regionale. Ieri gli agenti avevano perquisito una società di posta privata, sequestrando l’80 per cento delle notifiche di convocazione ai seggi referendari destinate agli elettori in vista del voto del 1° ottobre.

Dopo gli arresti, davanti alla Generalitat si sono radunate centinaia di persone per protestare contro queste azioni. La manifestazione è in corso in questo momento, con cori e striscioni contro le “forze di occupazione”.

“Il governo tutela i diritti degli spagnoli”

Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, parlando nell’aula del Congresso dei deputati spagnolo, sostiene la decisione dell’esecutivo: “Il governo tutela i diritti di tutti gli spagnoli”, ha dichiarato in Parlamento, “i giudici si sono espressi contro il referendum, come democrazia abbiamo l’obbligo di far rispettare la sentenza”. In aula, il dirigente della sinistra repubblica catalana Gabriel Rufian si è duramente opposto al primo ministro: “Tolga le sue sporche mani dalla Catalogna” gli ha intimato.

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Reazione del presidente catalano e del sindaco di Barcellona

Il presidente della Catalogna Carles Puigdemont ha convocato nel frattempo una riunione d’urgenza del governo locale. Presente anche l’ex presidente Artur Mas. Su Twitter ha risposto all’arresto del suo braccio destro il vicepresidente catalano, Oriol Junqueras: “Stanno attaccando le istituzioni di questo paese, quindi i cittadini. Non lo permetteremo”.

Il sindaco di Barcellona Ada Colau ha definito “scandaloso” quanto sta succedendo nella sua città: “È uno scandalo democratico che si perquisiscano le istituzioni e si arrestino cariche pubbliche per motivi politici. Difendiamo le istituzioni catalane”.

Il blitz contro le istituzioni catalane ha innescato la dura risposta anche di Podemos: “E’ una vergogna” ha affermato il segretario Pablo Iglesias, “in Spagna tornano a esserci detenuti politici”.

Madrid vs Referendum

Questa è solo l’ultima delle azioni intraprese da Madrid per impedire il referendum d’indipendenza, previsto per il prossimo 1 ottobre. Nei giorni scorsi Puigdemont aveva firmato il decreto per convocare la consultazione popolare. Su richiesta del governo, la Corte costituzionale ne aveva sospeso l’efficacia. Madrid, infatti, considera illegale il referendum. Quindi non terrà conto dell’esito di una pronuncia che potrebbe minacciare l’unità e l’indivisibiltà del paese, sentenziate dalla Costituzione spagnola.

All’incirca 700 sindaci catalani su 948 hanno accolto positivamente la decisione della Generalitat, promettendo di garantire l’apertura dei seggi e il regolare svolgimento delle votazioni. La Procura di Stato nazionale ha aperto un fascicolo nei loro confronti, mentre Madrid ha dato un ultimatum finanziario alla comunità regionale.