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Riaperture, Crisanti: "I numeri non le giustificano, chi governa non ha gli strumenti conoscitivi"

Crisanti riaperture

Secondo Crisanti non si dovrebbe ancora procedere con le riaperture ma controllare le varianti e accelerare coi vaccini.

Secondo il microbiologo Andrea Crisanti gli attuali numeri del contagio non giustificano le riaperture che l’esecutivo ha programmato a partire dal 26 aprile: l’esperto ha accusato chi è al governo di non avere gli strumenti conoscitivi giusti e di essere supportato da un comitato tecnico-scientifico dove “le persone ragionevoli sono in minoranza“.

Crisanti sulle riaperture 

Intervistato durante la trasmissione radiofonica The Breakfast Club in onda su Radio Capital ha così risposto al Premier Draghi che durante la conferenza stampa di venerdì 16 aprile aveva parlato di rischio calcolato in merito alle riaperture: “Vorrei sapere cosa è stato calcolato e ragionato. Quanti morti siamo disposti a rischiare, quanto siamo disposti a logorare il personale sanitario che non ne può più e quanto siamo disposti a ritardare le altre cure visto che abbiamo gli ospedali saturi di malati Covid?“.

Secondo lui, con 15 mila contagi al giorno e ancora troppe poche persone vaccinate, ciò che andrebbe fatto è diminuire le possibilità di contatto, immuunizzare quante più persone è possibile e varare un programma di sorveglianza sulle varianti. Così come ha fatto l’Inghilterra che, ha ricordato, ora registra 20 morti al giorno e, con il 70% della popolazione vaccinata, ha iniziato a riaprtire.

Io avrei prorogato le misure che ci sono adesso con un sistema per controllare le varianti sul territorio e avrei accelerato con i vaccini“. Per Crisanti le vaccinazioni devono andare di pari passo con le restrizioni perché da sole, come dimostra il caso Cile, non bastano.  Quanto alla prossima estate, l’esperto la vede “conflittuale tra chi vuole mettere fine alla trasmissione del virus e chi vuole tutelare determinate attività economiche“.