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Riaperture dal 26 aprile, Speranza alle regioni: “Il coprifuoco resta alle 22”

Roberto Speranza

Speranza “toglie speranza” alle regioni: “Il coprifuoco resta alle 22. Accanto alla parola fiducia, ci vuole la parola prudenza"

Roberto Speranza “toglie speranza” alle regioni: “Il coprifuoco resta alle 22” e il ministro della Salute non arretra rispetto alla linea delle riaperture prudenti, segnando un punto in quello che ormai da tempo appare come un vero braccio di ferro fra la linea rigorista e quella che punta a puntellare il rilancio economico con provvedimenti che ne consentano l’attuazione concreta. La posizione di Speranza in merito al nodo cruciale del coprifuoco sarebbe stata espressa dallo stesso ministro nel corso del summit fra governo, regioni ed enti locali (Anci ed Unpi). Quella riunione tecnica aveva esattamente lo scopo di fare il punto sulla versione definitiva del decreto con le nuove misure che saranno in vigore dal 26 aprile. E purtroppo per le regioni e per le categorie economiche interessate, ristoratori in primis, la fumata è stata nera.

Speranza sul coprifuoco alle 22

Questo avrebbe dichiarato Speranza a margine della sua comunicazione sul mantenimento del coprifuoco alle 22: “Facciamo i passi avanti concordati, diamo un primo messaggio di fiducia al Paese. Ma accanto alla parola fiducia, ci vuole la parola prudenza per non vanificare gli sforzi fatti finora”. Il dato tecnico è che il ministro ha scelto una linea cauta e sostanzialmente tenuto fede alla sua condotta “canonica” improntata alla assoluta cautela per evitare un nuovo dilagare dei contagi. Ci sono poi altri due dati, quello politico e quello sociale. Per quanto riguarda il primo appare evidente che, dopo la “bufera” sul report Oms e il pericoloso vacillamento della poltrona del ministro, la sua verve decisionista, motivata o meno che sia, ha ripreso polpa.

Coprifuoco alle 22, la linea rigorista

Insomma, dopo il sollievo la grinta. Non è sfuggito infatti il tono “paternalista” delle affermazioni del ministro, che riecheggiano quelle di un genitore che dà la paghetta ma pone condizioni di rientro precise alla figliolanza. Speranza ha la mano di Mario Draghi sulla spalla e in merito alle riaperture del 26 aveva dovuto cedere alle pressioni di quanti, spinti dai moti di piazza, politicamente sentivano che c’era bisogno di dare un segnale. Bisognava scegliere: o la testa del ministro o qualche allentamento più veloce di quanto non consentissero i numeri. Tuttavia, una volta rinsaldata la sua posizione, Speranza pare non aver rinunciato ad un atto “di tigna”, giustificatissimo in punto di mandato istituzionale e cautela sanitaria, ma che non riesce a scrollarsi di dosso il sospetto che sia stato anche una sorta di “rivincita” verso la marginalizzazione a cui le riaperture del 26 lo avevano condannato.

Coprifuoco alle 22, cosa aspettarci

C’è poi il dato sociale ed economico: le affermazioni del ministro, ove confermate, scateneranno e rinvigoriranno le proteste degli addetti ai lavori del settore ristorazione. Operatori che proprio sulla “inutilità” del mantenimento del coprifuoco alle 22 avevano incentrato le loro rimostranze e manifestazioni di questi giorni.