> > Rigopiano, la telefonata del direttore che stoppò i soccorsi

Rigopiano, la telefonata del direttore che stoppò i soccorsi

Rigopiano, la telefonata del direttore che stoppò i soccorsi

Il direttore dell'hotel Rigopiano, dopo la slavina, al telefono con la Prefettura che gli chiedeva lumi sulla presenza di feriti, minimizzò involontariamente la situazione. A rallentare l'invio dei soccorsi dopo la valanga che il 18 gennaio travolse l'hotel Rigopiano potrebbe essere stato propri...

Il direttore dell’hotel Rigopiano, dopo la slavina, al telefono con la Prefettura che gli chiedeva lumi sulla presenza di feriti, minimizzò involontariamente la situazione.

A rallentare l’invio dei soccorsi dopo la valanga che il 18 gennaio travolse l’hotel Rigopiano potrebbe essere stato proprio il direttore della struttura alberghiera. Dopo aver assicurato che, benché la strada fosse bloccata, la situazione era sotto controllo, quando un dirigente della prefettura gli chiese se vi fossero dei feriti, Bruno Di Tommaso, che non si trovava sul posto ma riceveva informazioni via chat, rispose: “No…io sono stato fino a mo’ in collegamento tramite WhatsApp…”.

Furono probabilmente queste rassicurazioni a far credere alla Prefettura che la telefonata arrivata da parte di Quintino Marcella fosse eccessivamente allarmistica. Il ristoratore di Silvi Marina era stato informato dell’accaduto attraverso una chiamata WhatsApp dal suo dipendente Giampiero Parete, in un primo momento ritenuto l’unico sopravvissuto alla slavina. Parete, che al momento della tragedia si trovava fuori dall’hotel Rigopiano, poiché si era recato a prendere alcune cose in auto, aveva visto l’enorme colata di neve e detriti travolgere la struttura ed era stato il primo a lanciare l’allarme.

La Prefettura si attivò per capire la situazione e chiamò Di Tommaso, l’amministratore dell’hotel, per avere dettagli in merito. L’uomo era in contatto con il personale dell’albergo, ma non si trovava lì fisicamente. La chat alla quale fece riferimento per negare che la situazione fosse preoccupante era precedente alla valanga, ma Di Tommaso non poteva saperlo. Per questo, in assoluta buona fede, disse che le cose non richiedevano un pronto intervento.

Sentendo le parole dell’amministratore dell’hotel Rigopiano, il dirigente della Prefettura si tranquillizzò e chiuse la chiamata. “Perfetto…direttore mi dà un gran sollievo…Noi dobbiamo sempre accertarci, con l’aiuto qui del nostro amico comune. Va benissimo, grazie grazie”, furono le parole con le quali congedò Di Tommaso.

Da questo involontario fraintendimento della reale portata di ciò che era accaduto è derivata la sottovalutazione del pericolo e il rallentamento nelle procedure di soccorso. Le quali, se fossero partite con maggiore tempestività, avrebbero forse potuto portare all’estrazione di un più alto numero di superstiti.