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Riscaldamento globale, dall’innalzamento della temperatura danni per l’economia mondiale

ghiaccio

Alla vigilia della conferenza sul clima che si svolgerà a Parigi il prossimo mese di dicembre (Cop 21 dal 30 novembre all’11 dicembre), si torna a parlare di riscaldamento globale. A rilanciare l’argomento sono i risultati di uno studio condotto da alcuni ricercatori delle università di Stanf...

Alla vigilia della conferenza sul clima che si svolgerà a Parigi il prossimo mese di dicembre (Cop 21 dal 30 novembre all’11 dicembre), si torna a parlare di riscaldamento globale.

A rilanciare l’argomento sono i risultati di uno studio condotto da alcuni ricercatori delle università di Stanford e Berkeley, resi noti la scorsa settimana e relativi al legame fra la temperatura media annua di una determinata zona e la produttività della relativa economia. Dall’analisi dei dati di più di 150 paesi in tutto il mondo e relativi ad un arco temporale davvero ampio (si va infatti dall’inizio degli anni Sessanta dello scorso anno al recentissimo 2010), emergerebbe una sorta di invariante relativo alla temperatura media annua ottimale per massimizzare le condizioni di produttività di un sistema economico. Si tratterebbe di un valore attorno ai 13 gradi centigradi, limite attorno al quale, non a caso, orbitano le due maggiori economie mondiali, quella degli USA e quella della Cina.

Ma ciò che più è interessante dello studio sono le proiezioni relative all’andamento dell’economia mondiale in relazione all’innalzamento della temperatura media conseguente al riscaldamento globale. Ogni grado in più registrato in tal senso determinerebbe, secondo lo studio, una riduzione di produttività che colpirebbe circa il 75% degli stati del pianeta. A patire più di tutti sarebbero l’Asia, il Sudamerica, il Medio Oriente e l’Africa, ma anche parte dell’Europa (almeno nella zona meridionale) e degli Stati Uniti non resterebbero immuni da contraccolpi. Qualcuno potrebbe risultare avvantaggiato, certo, fra quei paesi che operano al momento al di sotto dei fatidici 13 gradi (lo studio cita, a titolo di esempio, il Canada e la Russia), ma si tratterebbe di una minoranza esigua. Inoltre, una eventuale valutazione di questo genere dovrebbe tenere conto degli effetti complessivi conseguenti al cambiamento dei regimi delle piogge e alla frequenza di eventi climatici limite (uragani, siccità o piogge torrenziali). Tenuto poi conto della forte interconnessione fra le diverse economie avanzate del pianeta, risulta di fatto impossibile sostenere con certezza che, a fronte dell’innalzamento della temperatura media globale, possa davvero esserci qualcuno che risulti avvantaggiato.