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Rischio cardiaco per i guariti Covid fino a un anno dopo l’infezione

Covid e vulnerabilità cardiaca: c'è uno studio Usa

Le considerazioni di Ziyad Al-Aly, docente di medicina alla Washington University sul rischio cardiaco per i guariti Covid fino a un anno dopo il virus

Sarebbe stato accertato un rischio cardiaco aumentato per i guariti Covid, rischio perdurante fino a un anno dopo l’infezione: uno studio clinico effettuato negli Usa e ancora da approfondire dimostrerebbe che chi ha avuto il virus è più vulnerabile. E il problema riguarderebbe non solo gli ex ricoverati o i reduci dalle terapie intensive, ma anche chi, fra gli over 60, ha avuto i covid “light” senza forme severe. Lo dice uno studio Usa che ha messo a raffronto la storia clinica degli americani che avevano chiesto assistenza cardiaca durante la pandemia e di quelli che avevano chiesto la stessa assistenza nel 2017, prima della pandemia. 

Rischio cardiaco per i guariti Covid: aumenta e fattori come obesità o età avanzata non influiscono

Ebbene, nel complesso, i ricercatori hanno riscontrato, come spiega il Messaggero, un “aumento del rischio di manifestare sintomi dovuti ad almeno 20 diverse malattie cardiache” tra le persone che avevano contratto Covid nell’anno precedente. L’incremento pare prescinda anche dai fattori canonici che incentivano le patologie cardiache, quali età ed obesità.

Il docente di Washington: “Non va bene perché il cuore non si rigenera facilmente dopo un danno cardiaco”

Il fenomeno è stato spiegato da Ziyad Al-Aly, docente di medicina alla Washington University: “Ciò che stiamo vedendo non va bene. La Covid-19 può portare a gravi complicazioni cardiovascolari e alla morte. Il cuore non si rigenera o si ripara facilmente dopo un danno cardiaco. Queste sono malattie che colpiranno le persone per tutta la vita”. 

I numeri e le percentuali: ictus, ischemie, pericarditi, infarti e fibrillazioni atriali sono più probabili

Ma cosa è emerso dallo studio di preciso? Che esiste  un rischio più alto del 63% di sviluppare patologie cardiovascolari e del 55% più elevato di avere un infarto o un ictus. I 154mila pazienti Covid facenti parte dello studio effettuato l’anno dopo l’infezione, hanno avuto un rischio del 52% più alto di avere un ictus e del 49% più alto di un attacco ischemico transitorio rispetto. E ci sono altre percentuali inquietanti: saremmo al 79%  di probabilità di soffrire di fibrillazione atriale, all’85% di pericardite, al 63% di infarto ed al 72% di scompenso cardiaco. Le conclusioni dei ricercatori sono nette: “Le implicazioni più ampie di questi risultati sono chiare. Le complicanze cardiovascolari sono state descritte nella fase acuta di Covid-19. Ma il nostro studio mostra che il rischio di malattie cardiovascolari si estende ben oltre la fase acuta”.