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Rivolta contro il sessismo dei cavi audio: jack “maschio” e “femmina” sono politicamente scorretti

Un "jack" audio

Rivolta contro il sessismo dei cavi audio: jack “maschio” e “femmina” saranno sostituiti da “spina/presa”, così come i termini di dominanza "master/slave"

L’ultima rivolta contro il sessismo nel linguaggio di uso comune e tecnologico arriva dagli Usa, sa un po’ di iperbole e prende in esame le definizioni dei cavi audio: jack “maschio” e “femmina” sono politicamente scorretti e continuare ad usare quei termini nell’indicare un microfono o in un contesto musicale è sbagliato. Preso atto del fatto che ormai il mondo pare intenzionato a livellare ogni sua stortura precedente con un integralismo lessicale che forse potevamo farci mancare passiamo la notizia così com’è, in purezza. Se si chiama un cavo audio “maschio” o “femmina” con allusione all’anatomia umana ed a ciò che certe forme vagheggiano si sbaglia, quello che proprio proprio serviva è una nuova nomenclatura, un nuovo modo di chiamare le cose senza cadere nel trappolone del sessismo. 

Rivolta contro il sessismo dei cavi audio: Pama ci mette rimedio

Chi lo dice? Una nota ufficiale della Pama, cioè della Professional Audio Manufacturers Alliance. Si tratta dell’associazione statunitense che raggruppa i produttori di materiale audio. E quel gruppo, molto attivo per ovvi motivi nel settore della musica dal vivo, sta lavorando allo scopo. Lo spiega bene Karam Kaul, che di Pama è presidente del consiglio di amministrazione nonché membro del comitato per l’inclusione. Il cambio di passo va fatto “per affrontare problemi di linguaggio e terminologia obsoleti, identificati come sempre più scoraggianti rispetto allo spirito di inclusione”. 

Rivolta contro il sessismo dei cavi audio, Kaul: “È una questione di vicendevole rispetto”

E ancora: “L’intento è fare in modo che i membri di Pama raccomandino l’adozione di una struttura interna alle loro organizzazioni per l’implementazione di una terminologia unificata in tutto il settore, nello spirito di inclusività e coerenza. È una questione di vicendevole rispetto”. E in merito esiste una vera dichiarazione di intenti, un documento per la “nomenclatura audio professionale neutrale consigliata”. In esso sono contenuti alcuni esempi di come la atecnologia dell’audio abbia sempre risentito di impulsi sessisti e di come si possa rimediare: non più “maschio/femmina” ma “spina/presa”, guai a dire “master/slave”, meglio un omologo “primario/secondario”. E stando a quanto spiega l’associazione si tratta di un elenco aperto, una sorta di wikipedia che prenderà forma man mano che i singoli professionisti del settore proporranno ed inseriranno suggerimenti. 

Cavi audio e sessismo, la rivolta che piace anche a SoundGirls

E l’entusiasmo che l’iniziativa ha riscosso è tangibile, sia in termini di risposte social che di appeal suscitato ad esempio in SoundGirls. Cos’è? È l’associazione che “supporta le donne che lavorano nella produzione audio e musicale professionale, mettendo in evidenza il loro successo e fornendo loro un luogo per connettersi, fare rete e condividere consigli ed esperienze”. La direttrice operativa Karrie Keyes, ha voluto indirizzare “un plauso a Pama, che cerca di introdurre un linguaggio neutro nell’industria audio. È un’impresa enorme, ma bisogna continuare a lavorare per portare cambiamenti significativi in questo settore”. Keyes è stata monitor engineer dei Pearl Jam per 25 anni ed ha seguito i tour di band come Red Hot Chili Peppers e Soundgarden.