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Romagnano al Monte, borgo abbandonato in provincia di Salerno

Romagnano al Monte

Romagnano al Monte (Salerno), borgo di origine romana abbandonato dal devastante terremoto dell’Irpinia (23 novembre 1980). Il nuovo paese è stato costruito a 2 km di distanza.

Ubicazione e storia dalle origini fino al Seicento

Romagnano al Monte (Salerno) è un borgo montano che si affaccia su un tratto del fiume Platano che separa la Campania e la Basilicata. In età romana – a cui si richiama evidentemente il suo toponimo – era controllata dalla città di Volcei, che oggi si chiama Buccino. Di quell’epoca rimangono i ruderi e un pavimento interno ad una villa in località San Pietro.

La città si popolò maggiormente in epoca longobarda. Verso l’anno Mille vennero costruiti un castello e la Parrocchia della Madonna del Parto (poi dell’Assunta), di cui ancora oggi si possono ancora vedere i ruderi. Ai primi della seconda metà del XVII secolo venne costruita una nuova parrocchia, dedicata alla Madonna del Rosario, che venne riedificata nella seconda metà del secolo successivo. Il primo documenti scritto che parla di Romagnano al Monte, è un registro risalente al 1167. Nel 1297 il borgo divenne feudo della famiglia d’Alagni (o de Lagni o d’Alaneo), che lo mantenne – salvo brevi passaggi di proprietà, fatto raro per i feudi meridionali – fino agli Anni Trenta del Settecento, poi passò alla famiglia Torelli o Torella. Nel 1625, con il matrimonio tra Isabella e Raniero Ligni – cugino o zio di lei – il feudo divenne da baronia a marchesato.

Dall’Ottocento al terremoto del 1980

Nel primo decennio dell’Ottocento il feudatario del momento dovette vedersela con dei briganti, che uccisero i suoi due figli: Paolo e Ottavio Torella. L’esecutore materiale del delitto, Antonio Di Leo, venne impiccato il 1° marzo del 1810 e successivamente decapitato: la sua testa venne esposta in piazza come monito. Dal 1811 al 1860 Romagnano fece parte del Regno delle Due Sicilie sotto i Borboni, mentre poi passò al Regno d’Italia.

Il borgo fu molto soggetto a terremoti e, dopo quello dell’Irpina (23 novembre 1980), venne del tutto abbandonato. La popolazione costruì un nuovo centro abitato e una nuova Chiesa della Madonna del Rosario a 2 chilometri di distanza. Oltre ai già citati ruderi del castello e della chiesa parrocchiale, nel centro storico meritano una visita il Mulino di Carpenino e tre aree boschive: quella di Mancosa, quella Carpenino e quella di Coste.