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Famiglia Romanov, confermata l'identità dei resti

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La famiglia Romanov potrà forse riposare in pace. Dopo decenni di studi ecco la verità.

La famiglia Romanov rappresenta la seconda dinastia imperiale russa che durò per circa 300 anni. Dopo secoli di dominio sull’impero russo il nome Romanov è destinato a scomparire. Nel XX secolo infatti accade un’atrocità che mette un punto definitivo al futuro degli zar. Per decenni si è tentato di individuare gli zar da alcuni resti dispersi in fosse comuni. Dopo anni di studi finalmente arriva un concreto risultato scientifico.

Famiglia Romanov, i resti

Dopo una lunga e complessa ricerca nella quale sono stati coinvolti studiosi e scienziati internazionali finalmente si è arrivati ad una conclusione. La notizia arriva proprio in occasione del centenario della morte dell’intera famiglia zarista. I resti ritrovati nel 1991 in un bosco in prossimità degli Urali da allora non erano mai stati identificati con certezza. La Chiesa ortodossa ha sempre avuto dubbi sulla provenienza dei resti nonostante l’altra probabilità che appartenessero a loro. Il 2018 sembra essere l’anno in cui si pone fine a questo mistero.

Il Comitato investigativo ha infatti confermato l’identità di tutti i corpi, anche quella dei figli dello zar, che erano stati ritrovati in un secondo momento. La parola fine è giunta anche grazie al contributo di figure nobiliari come il Principe Filippo d’Edimburgo che, essendo pronipote della Zarina Aleksandra, è stato possibile comparare il dna. Nonostante gli scienziati confermino questa tesi la Chiesa non è ancora convinta. Il metropolita Tikhon ha infatti dichiarato pubblicamente che l’indagine non è ancora conclusa per cui è meglio attendere.

Fine dei Romanov

La lunga e lenta ascesa della famiglia più importante di Russia comincia con la rivoluzione d’ottobre del 1917. Da quel giorno cominciano una serie di omicidi le cui vittime sono i componenti della famiglia Romanov. Tra il 1917 e il 1919 furono assassinati in molti, tra cui l’imperatore Nicola II e la sua famiglia. Il primo gesto d’odio da parte dei bolscevichi si consuma con il rapimento del granduca Michele, fratello e successore al trono di Nicola II. Venne prelevato dall’albergo in cui si trovava agli arresti domiciliari per essere poi trasportato in un bosco e fucilato. Lui insieme al suo segretario, dopo essere stati giustiziati, furono buttati in una fornace affinché di loro non restasse alcuna traccia.

L’evento più famoso e sconvolgente però si consuma il 17 luglio del 1918. Il rivoluzionario russo Jakov Michajilovic Jurovkij si occupò personalmente dell’omicidio dell’ultimo zar di Russia e di tutta la sua famiglia. I Romanov vivevano già da qualche tempo prigionieri nella Casa Ipat’ev dentro la quale erano strettamente sorvegliati. Il rivoluzionario studiò con estrema cura l’omicidio della famiglia, partendo dalla stanza in cui sarebbero morti fino alla loro disposizione dentro di essa. Con un semplice stratagemma riuscì a condurre la famiglia in una stanza vuota che aveva accuratamente preparato. Una volta lì dispose gli zar in fila e pochi secondi dopo, grazie all’aiuto di altri uomini, sparò a tutti.