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Rottura delle relazioni fra l'Arabia Saudita e l'Iran

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L'Arabia Saudita ha annunciato di avere rotto ogni relazione diplomatica con l'Iran. Il ministro degli Esteri saudita Adel Al Jubeir lo ha dichiarato in modo inequivocabile, precisando che i diplomatici iraniani sono tenuti a lasciare Riad entro le prossime quarantotto ore. Si tratta dell'ultimo ...

L’Arabia Saudita ha annunciato di avere rotto ogni relazione diplomatica con l’Iran. Il ministro degli Esteri saudita Adel Al Jubeir lo ha dichiarato in modo inequivocabile, precisando che i diplomatici iraniani sono tenuti a lasciare Riad entro le prossime quarantotto ore.

Si tratta dell’ultimo atto di una serie di eventi iniziata pochi giorni fa con l’annuncio dell’esecuzione di 47 terroristi o presunti tali da parte delle autorità dell’Arabia Saudita. Il fatto che fra i condannati a morte ci fosse anche il leader religioso sciita Nimr Al Nimr, a tutti gli effetti oppositore e quindi avversario politico del regime di re Salman Bin Abdulaziz, ha scatenato reazioni immediate da parte dell’Iran, con parole di condanna per quello che l’ayatollah Ali Khamenei ha definito senza mezzi termini un “errore politico”. Parte della popolazione di Teheran è scesa in piazza, prendendo d’assalto l’ambasciata saudita. Il presidente iraniano Hassan Rohani ha condannato “gli attacchi da parte di estremisti”, chiarendo che “non possono in alcun modo essere giustificati e hanno conseguenze negative per l’immagine dell’Iran”, ma il clima rimane tesissimo.

Da un lato, l’Arabia Saudita, che ha appunto appena annunciato la rottura delle relazioni diplomatiche con Teheran. Dall’altra l’Iran, dove soprattutto l’ayatollah Ali Khamenei continua ad attaccare Riad definendo la condanna a morte di Nimr Al Nimr “un’azione in pieno stile Isis” e pubblicato una foto in cui le immagini del boia saudita sono affiancate a quelle di Jihadi John, sovrastate dalla scritta “any differences?”. Secondo quanto ha riportato l’agenzia di stampa Irna, ripresa in Italia dal Corriere della Sera, l’esecuzione di Nimr Al Nimr sarebbe, secondo l’ayatollah, “parte di un complotto sionista per seminare discordia nella comunità musulmana e tra sciiti e sunniti”. Per contro, Riad ha chiarito che l’Iran è “l’ultimo paese al mondo a poter accusare gli altri di sostenere il terrorismo”, perché si tratta di “uno Stato che sponsorizza il terrore e per questo è condannato dalle Nazioni Unite e da molti altri Paesi”.

La contrapposizione, da un punto di vista pratico o addirittura militare, fra Arabia Saudita e Iran resta per ora soltanto un’ipotesi. Nessuno sembra intenzionato ad andare oltre le schermaglie verbali, ma l’importanza e la gravità delle conseguenze legate ad una possibile degenerazione dei rapporti fra Riad e Teheran impone le massime prudenza e attenzione. Un’eventuale contrapposizione in campo aperto fra sunniti e sciiti potrebbe infatti trasformare l’intero Medio Oriente in una vasta zona di scontro, in cui l’Isis non rappresenterebbe che uno degli attori e in cui anche la comunità internazionale potrebbe rimanere invischiata, considerata la possibile vicinanza degli USA e di alcune potenze europee a paesi come l’Arabia Saudita o la Turchia (senz’altro meglio inserite nella rete diplomatica mondiale) oppure quella della Russia all’Iran.