> > Referendum, Maroni boccia Zaia: 'Sbaglia a chiedere l'autonomia speciale'

Referendum, Maroni boccia Zaia: 'Sbaglia a chiedere l'autonomia speciale'

Referendum

Roberto Maroni, governatore della Lombardia, si è dichiarato sorpreso dalla richiesta avanzata dal collega Luca Zaia dopo il referendum di domenica.

Nella giornata di domenica in Veneto e in Lombardia è andato in scena il referendum per l’autonomia. Roberto Maroni si è dichiarato sorpreso dalla richiesta avanzata da Luca Zaia, il quale ha chiesto per il Veneto un’autonomia speciale. Una richiesta, ha detto con disappunto il governatore della Lombardia, che Zaia ha fatto a sua totale insaputa. Secondo Maroni, il governatore veneto sbaglia a chiedere che il Veneto diventi una regione a statuto speciale.

Referendum, Maroni contro Zaia

Roberto Maroni, governatore della Lombardia, si è dichiarato sorpreso dalla richiesta avanzata dal collega Luca Zaia dopo il referendum della scorsa domenica. “Luca Zaia mi ha un po’ spiazzato”, ha infatti ammesso Maroni.

Maroni non nasconde il proprio disappunto per la scelta, che secondo lui è arrivata a sua insaputa, da parte di Zaia di chiedere che il Veneto diventi una regione a statuto speciale. Il governatore Veneto, infatti, con una proposta di legge statale di iniziativa regionale, ha infatti chiesto una modifica dell’Articolo 116 della Costituzione, con l’inserimento del Veneto tra le regioni a statuto speciale.

Subito dopo la chiusura delle urne e dopo gli esiti del referendum, Maroni aveva mostrato dei segnali di distensione nei confronti di Zaia. Il governatore lombardo, infatti, aveva dichiarato che non faceva una gara con Zaia. Ma invece ha spiegato di essere felice, in quanto ora si potevano unire le forze per quella che ha definito come la “battaglia del secolo”.

Salvini spiazzato

Ma tutto è cambiato nella mattinata di ieri, con le strade dei due che si sono divise ancora prima di cominciare. Maroni, infatti, era orientato verso il dialogo con il Premier e il Ministro dell?Economia nell’ambito dell’Articolo 116, che prevede maggiori poteri alle regioni più virtuose. Il Presidente veneto, invece, ha avanzato al governo una richiesta che il sottosegretario agli Affari Regionali, Gianluca Carroccio, ha subito definito come “irricevibile, essendo di competenza del Parlamento”.

Nella mattinata di ieri, inoltre, c’è stato anche un incontro segreto tra lo stesso Zaia e Matteo Salvini, segretario della Lega, il quale non era a conoscenza della decisione presa dal governatore veneto. Salvini si è mostrato abbastanza preoccupato per il cambio di strategia adottato dal Veneto. Una scelta che rischia di metterlo in difficoltà, in quanto al Sud non vedrebbero di buon occhio la scelta di una regione leghista tra le più ricche in Italia di trattenere per sè quasi tutte le entrate fiscali.

Le parole di Maroni

Come già detto in precedenza, Maroni si è detto assolutamente sorpreso e spiazzato dalla richiesta che è stata avanzata da Zaia. Soprattutto perchè non è stata concordata. In ogni caso, Maroni ha dichiarato che studierà questa proposta di legge per capire se sarà possibile intraprendere un percorso in comune.

Inoltre, lo stesso Maroni ha spiegato di non sapere il motivo per cui Zaia ha deciso di cambiare strategia. Non sa se si tratti di vicende interne alla Lega o solamente per mostrare i muscoli. Il governatore lombardo ha poi proseguito affermando che in questo momento è complicato intraprendere una battaglia insieme, in quanto se lui avesse chiesto per la Lombardia uno statuto speciale il governo non avrebbe aperto nessun tipo di dialogo.

La speranza era quella di fare una battaglia in due, ma adesso è cambiato tutto. Soprattutto perchè, a differenza di Zaia, la richiesta referendaria di Maroni faceva esplicito riferimento all’Articolo 116. Il che impedisce ora di fare una richiesta per avere uno statuto speciale.

Maroni invece chiederà al governo che “alla Lombardia venga riconosciuto lo status di regione “speciale” (da non confondersi con lo “statuto speciale”), al fine di ottenere più soldi con i meccanismi del residuo fiscale, il tutto nel quadro dell’unità nazionale”.