Giampiero Casoni La Russia è fuori dal Consiglio d’Europa e quali sono le conseguenze della scelta politica di stare fuori da un organismo così imporrante c’è poco da scherzare. Perché? Perché potrebbe esserci una legame diretto fra la decisione comunicata ad inizio guerra e l’impatto sugli equilibri di un organismo nato per per tutelare i diritti umani. Il Consiglio d’Europa infatti è un organismo che annovera ben 47 Stati membri, è nato dopo la Seconda Guerra mondiale come monito istituzionale a ché certi orrori non si ripetessero ed ha la mission di tutelare i diritti umani, eliminare ogni discriminazione, rispettare la parità di genere e la libertà di espressione.
Russia fuori dal Consiglio d’Europa: c’è poco da scherzare
In pratica chi ne sta fuori ha più mano libera di violare quel che il CdE tutela. Senza contare che a traino la Russia è anche fuori dalla Cedu, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. La nota del 25 febbraio era stata esplicita ma non era una porta sprangata del tutto: “La decisione di oggi significa che la Russia rimane membro del Consiglio d’Europa e parte delle sue convenzioni, compresa la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La sospensione non è una misura definitiva ma temporanea, lasciando aperti i canali di comunicazione”.
Lavrov: “L’ordine occidentale ormai è l’ordine degli Usa”
La chiosa alla Tass del ministro degli Esteri di Putin Serghei Lavrov è molto meno diplomatica e possibilista: “Il corso degli eventi è diventato irreversibile e la Russia non ha alcuna intenzione di sopportare le azioni sovversive intraprese dall’Occidente, che spinge per un ordine basato sulle regole e sulla sostituzione del diritto internazionale calpestato dagli Stati Uniti e dai suoi satelliti”.
