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Sacchetti bio, produttrice attaccata: frutto di duro lavoro

sacchetti bio

Catia Bastioli, dirigente Novamont, risponde alla accuse sui sacchetti bio. "Sono frutto di un duro lavoro; un brevetto unico al mondo".

La vicenda sui sacchetti bio (o biodegradabili) ha aperto una nuova serie di polemiche. Polemiche che hanno per oggetto le accuse rivolte ai vertici delle filiere produttive dei sacchetti bio in questione. Tali accuse nascono dal fatto che la normativa comunitaria sui sacchetti viene percepita come un atto politico in vista delle elezioni. A rispondere alle accuse, dalle colonne del Corriere della Sera, è Catia Bastioli, presidente delegato della Novamont. Questa è l’azienda produttrice dei sacchetti bio in questione e oggetto della polemica. I sacchetti della Novamont sono prodotti con un materiale nuovo, conosciuto come Mater Bi.

Il Mater Bi, è il frutto di una tecnologia brevettata, frutto di un duro lavoro. Una tecnologia, che come racconta la Bastioli al Corriere, è unica al mondo. Si tratta di un materiale che la Novamont distribuisce a quasi 150 aziende italiane che produrranno con essa i sacchetti. La Bastioli trova vergognosa l’accusa di complicità e favoreggiamento della sua azienda con questa manovra che ha inaugurato il 2018. Secondo molti infatti la decisione di far pagare i sacchetti sarebbe un regalo al suo gruppo, quando invece si tratterebbe della semplice ricezione di una normativa della UE che il governo ha recepito.

Sacchetti Bio: polemiche e dintorni

La Bastioli si sente offesa e oltraggiata dalle accuse lanciate al suo gruppo in questi giorni. Dalle colonne del Corriere risponde ironicamente che forse l’azienda avrebbe dovuto fare altro. Forse sarebbe stato meglio investire sull’agricoltura in mais e oli naturali. Magari senza spendere cifre milionarie per cercare di produrre nuovi materiali biodegradabili (come il Mater Bi). Magari nel fare tutto ciò si sarebbe potuta risparmiare di assumere lavoratori italiani. Malgrado tutto, l’azienda ha deciso di investire sui nuovi materiali, ricavando un brevetto unico al mondo. Un vero vanto per il genio italiano nel campo industriale nei nuovi materiali. Da non dimenticare che nel 1963 fu un italiano (Giulio Natta) a scoprire (insieme a un Karl Waldemar Ziegler) i processi di sviluppo sulla polimerizzazione che aperto nuove strade nella produzione industriale delle plastiche.

Secondo la dirigente delegata della Novamont non si apprezza il duro lavoro e lo sforzo condotto dal suo gruppo nella lotta per un miglioramento ambientale. Miglioramento perseguito tramite l’uso di nuovi materiali. La polemica sorta intorno i sacchetti bio sarebbe semplicemente strumentale al clima elettorale che investirà il Paese a Marzo. Una polemica vergognosa che colpisce duramente il lavoro del gruppo Novamont.

L’intervista

Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, viene fatta menzione della nomina della Bastioli alla dirigenza di Terna Spa. Si tratta di una azienda che opera nel settore delle reti di distribuzione elettrica, a controllo pubblico. Una nomina ricevuta durante i 1000 giorni del governo Renzi. Qualcuno ha voluto vedere la nomina come indice di una vicinanza della Bastioli agli ambienti renziani. Da parte sua la dirigente ha spiegato la titubanza che ebbe nell’accettare la nomina. Nomina che però ha portato frutti inaspettatamente buoni, nati dalla contaminazione di vari settori industriali tra i quali il comparto agrario, quello chimico e quello elettrico.

Se esiste un vantaggio, questo nasce direttamente dal mercato stesso e non da una intesa con i governi italiani. Quello delle bioplastiche è un settore in enorme crescita, nato in Francia nel 2011. Il Mater Bi, a detta della Bastioli, è un materiale in grado di potersi trasformare in un compost organico utile per concimare i terreni. Si tratta di un materiale veramente innovativo, da cui molto ci si aspetta.

Novità ministeriali

Al di là della polemica sul costo delle buste e sui possibili (o meno) regali ai produttori delle stesse, si ha finalmente una posizione da parte del Ministero della Salute. Secondo quanto rilasciato dal segretario generale del dicastero Ruocco, il ministero stesso “non è contro le buste portate da casa“. Queste possono essere introdotte e utilizzate dai cittadini, “a patto però che siano monouso e idonee agli alimenti“. Questo è un punto su cui molto batte il ministero. Infatti secondo un rapporto dei dicastero, “il riutilizzo di buste non idonee potrebbe essere veicolo di contaminazioni batteriche“. Situazioni problematiche che il dicastero vuole essere sicuro di poter schivare. In ogni caso è lasciata la possibilità ai cittadini di portare le buste monouso da casa. La discrezione delle buste portate da casa sarà lasciate ai titolari degli esercizi commerciali in questione.

Una novità che potrebbe rendere ancora più macchinosa questa arzigogolata questione. Un’aggiustamento di mira della legge che ha il sapore della beffa bella e buona. Beffa per i consumatori poiché le busta andrebbero comunque acquistate e non potrebbero essere riciclate. Già la Codacons annuncia esposti in tutte le procure d’Italia (104 su 104 totali), mentre la Adoc (Associazione Difesa Orientamento Consumatori) si muove in un altro senso. Questa chiederà infatti l’abbassamento alla grande distribuzione del prezzo dalle buste da 2 centesimi a 1 solo centesimo a busta, in maniera tale da non appesantire i costi per i consumatori e pareggiando i costi produttivi,