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Limone, meglio evitare le fette che vi offrono al bar

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Non sempre il limone è un toccasana per l'organismo. Ordinare cocktail a base di limone può essere rischioso. Vediamo quali sono cause ed effetti.



Consumare il limone al mattino è una sana abitudine, così come attingere alle sue proprietà antisettiche all’interno di una sana ed equilibrata dieta. Tuttavia, non sempre il limone sembra essere un toccasana per il nostro organismo e, anzi, ci sono alcune situazioni in cui probabilmente sarebbe opportuno farne a meno.

Uno studio pubblicato qualche anno fa nel Journal of Environmental Health evidenziava ad esempio che quasi il 70% dei pezzi di agrume trovati in molte bevande alcoliche comuni (come ingrediente o ornamento del bicchiere) contenevano delle varietà microbiche che il nostro corpo avrebbe fatto volentieri a meno di assumere. Per accertarlo gli autori – Anne LaGrange Loving e John Perz – hanno ordinato bevande a base di limone o con fetta di limone da 21 locali diversi, prelevando poi l’agrume trovato in esse e ottenendo risultati non molto confortanti.

Lo studio trovò infatti 25 specie microbiche distinte, con la precisazione che nel 69,7% dei casi non solo era presente una specie di batteri, virus o lieviti, ma si era sviluppata una “crescita”, ovvero non solo le fette di limone erano contaminate, ma favorivano altresì un contesto di riproduzione dei microbi. Come se quanto sopra non fosse sufficiente, solo il 13% delle fette di limone aveva una crescita microbica limitata alla crosta, lasciando così intendere che anche la polpa era contaminata.

Ma quanto è rischioso bere un drink con del limone contaminato dai microbi? Ci si potrebbe davvero ammalare per la contaminazione in una fetta di limone? Il sito Inran.it ha notato un indagine del Journal of Environmental Health molto interessante. Secondo tale fonte, i microbi trovati sui campioni di limone hanno tutti il potenziale per poter contribuire all’insorgenza di malattie infettive in vari siti del corpo, anche se la probabilità non è stata meglio determinata.

Guai infine a pensare che tale studio sia un’isolata analisi. Molte successive osservazioni si sono poste il quesito di comprendere quanti microbi potrebbero esserci nelle fette di agrumi poste nei nostri cocktail, scoprendo che la situazione è in generale peggiore di quanto si possa pensare. D’altronde, il limone viene maneggiato in più fasi, con tagli, depositi in vaschette, recuperi e posizionamenti sull’orlo del bicchiere. Insomma, tantissime occasioni di contatto umano che interessa il limone prima che finisca nel vostro drink.

A nulla, ovviamente, vale la superficiale considerazione che l’alcol contenuto nel cocktail possa in qualche modo uccidere i germi. Non solo il quantitativo e il posizionamento dell’alcol nel drink non è in grado di interagire efficacemente contro le contaminazioni, ma anche se così fosse avrebbe probabilmente solo la forza di eliminare i batteri, ma non certo i virus, frequenti responsabili di alcune delle più persistenti malattie, come quelle che causano pregiudizi allo stomaco.

Dunque, è il caso di rinunciare al cocktail a base di limone che abbiamo sempre consumato il venerdì sera? Probabilmente no, visto e considerato che la probabilità di contrarre malattie per un limone (forse) contaminato non sono altissime, ma una migliore consapevolezza sulle condizioni igieniche dei luoghi che frequentiamo è, forse, d’obbligo.