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Coronavirus, l'esperto: "Nessun motivo per evitare ristoranti cinesi"

Coronavirus ristoranti cinesi

Roberto Burioni, professore di microbiologia e virologia al San Raffaele, rassicura: "Coronavirus e ristoranti cinesi? Nessun motivo per evitarli"

Calano gli affari nei ristoranti etnici dopo l’epidemia scoppiata in Cina. Sono oltre 130 le vittime del Coronavirus, moltissime le persone infette: in Italia cresce la paura e a risentirne sono anche i ristoranti cinesi. A confermarlo è Jianguo Shu, titolare di “Dragone d’Oro” e “Dao”, a Roma. Direttamente dal 2003, torna a farsi vivo il fantasma dell’epidemia Sars. A tal proposito, Shu ha commentato: “So che il Coronavirus è diverso dalla Sars, ma finora sono state molte le chiamate per disdire le prenotazioni”. Poi ha fatto sapere: “Molti colleghi che ho sentito sono nella stessa situazione. Persino i locali giapponesi stanno avendo cancellazioni”. Ma gli esperti rassicurano: non ci sarebbe alcun rischio di contagio nei cibi e nei ristoranti cinesi.

A confermarlo, non solo il professor Burioni: anche per Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, “il rischio di contagio non riguarda il cibo. Non si corre alcun pericolo mangiando in ristoranti cinesi in Italia“.

Coronavirus, rischi nei ristoranti cinesi?

Non esiste nessun motivo per evitare i cinesi, i ristoranti cinesi o i quartieri cinesi. Una di queste sere andrò a mangiare al ristorante cinese, non ha senso evitarli”. A dirlo è Roberto Burioni, professore di microbiologia e virologia al San Raffaele di Milano. Intervistato da “I Lunatici”, in onda su Radio2, ha fatto sapere: “In questo momento un italiano deve fare una sola cosa, tassativamente. Non andare in Cina. Questa è la mia opinione. In questo momento non c’è motivo per andare in Cina”. Quindi, ha invitato a rimandare qualsiasi viaggio di lavoro: “Le aziende più attente hanno già rimandato i viaggi in quelle zone. Gli italiani che tornano dalla Cina devono starsene a casa, non girare molto, e stare attente a eventuali disturbi respiratori. In presenza di disturbi respiratori bisogna chiamare il 118, che arriva, fa le analisi e chiarisce tutto”.

Secondo i virologi, il contagio sarebbe partito da pipistrelli per poi passare ai serpenti e, infine, all’uomo. Sul Coronavirus, Burioni ha aggiunto: “È qualcosa di nuovo che dobbiamo guardare senza panico, senza paura, ma con grande attenzione. Una comunicazione non corretta rischia di spiegare male alla gente cosa è successo e cosa sta succedendo”. Tuttavia, ha ricordato lo stesso docente, “contro questo virus non abbiamo un vaccino o una terapia specifica. Possiamo solo ostacolarne la diffusione, come stanno facendo i cinesi, anche se forse con un po’ di ritardo. All’inizio, secondo me, hanno sottovalutato il pericolo. Ora però hanno preso delle misure molto importanti, la quarantena per 51 milioni di persone non ha precedenti nella storia dell’uomo”.

Prestare attenzione è sempre la miglior raccomandazione. Ai microfoni de “I Lunatici”, ha spiegato: “Ci sono persone che hanno contratto il virus, eliminano il virus, non hanno sintomi ma sono infettivi durante la parte finale dell’incubazione. Questo è un elemento che renderebbe più difficile la battaglia contro questo virus. Bisogna comunicare solo le notizie certe. Altrimenti si corrono due rischi: mettere in allarme la popolazione quando l’allarme non c’è. Se ogni volta che c’è una persona che torna dalla Cina con una sindrome respiratoria parliamo di caso sospetto mettiamo in allarme la popolazione. Non c’è motivo di comunicare il sospetto di un caso. Se c’è il sospetto di un caso si fanno le analisi, si capisce e si comunica solo quando si sa come stanno le cose”.